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PITTORI: Sebastiano Torreggiani

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

SEBASTIANO TORREGGIANI

1581

Bologna, chiesa S. Giacomo Maggiore

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Questa Croce astile, nella parte posteriore, presenta l'immagine della figura di sant'Agostino vescovo. Il santo mostra i suoi attributi episcopali con la mitra in testa, il bastone pastorale nella mano destra e un libro chiuso in quella sinistra. Ai suoi piedi si nota un piccolo ragazzo con in mano una specie di recipiente, la cui presenza forse ricorda il celebre episodio leggendario dell'incontro del santo con un bambino sulla riva di una spiaggia.

L'episodio in tal caso avrebbe come tema centrale la Trinità.

Il volto di Agostino è segnato dalla rughe del tempo ed ha una espressione profonda con gli occhi incavati. Dalle gote si stende una folta barba riccioluta. L'opera viene attribuita a Sebastiano Torreggiani e alla sua bottega. 

Probabilmente appartiene ad una serie di lavori che l'artista bolognese eseguì a Roma in quel periodo per la chiesa agostiniana di S. Giacomo. Il Torreggiani o Torrigiani durante i pontificati di Gregorio XIII e di Sisto V occupò il ruolo di fonditore della Camera Apostolica romana e fu "tra gli scultori ... eccellentissimi" che produsse lavori in diverse città e specialmente a Roma dove "gettò in bronzo cherubini, statue, croci, candelieri ed arabeschi per le principali basiliche e fu il mentore ... delle forme di gesso per gettare facile, spedito e con utile delli professori." Allievo di fra Guglielmo della porta e che per la sua origine fu soprannominato "il Bologna", produsse opere significative fra cui la statua in bronzo dorato di san Pietro (1588) sulla colonna Traiana e quella di san Paolo (1589) sulla colonna Antonina.

Oltre ai bellissimi candelieri il Torreggiani fra il 1582 e il 1583 ricevette da Gregorio XIII, il famoso papa bolognese della famiglia dei Boncompagni, noto come riformatore del calendario, lire 478,28 per la fattura di sei candelieri e di una croce d'altare. Queste splendide opere furono inviate a Bologna nel 1584 come dono papale per la chiesa Metropolitana di san Pietro. Muore nel 1596.

 

Il 25 aprile 1267 fu posta la prima pietra della chiesa di S. Giacomo Maggiore. Già fin dal 1247 una comunità di eremiti, fondati dal beato Giovanni Bono da Mantova sotto la regola di S. Agostino, detti Giamboniti, si era stabilita quasi a ridosso delle mura che cingevano allora Bologna (seconda cerchia, detta "del mille") lungo il corso del Savena, ora deviato, in un luogo più o meno corrispondente all'attuale Villa Torri, lungo il viale Filopanti. Qui fondarono il loro monastero e la chiesa dedicata a S. Giacomo. Nel 1256 Alessandro IV riunì in un solo Ordine tutti gli eremiti che professavano la regola di S. Agostino: anche gli eremiti di S. Giacomo di Savena aderirono al nuovo "Ordine Eremitano di S. Agostino", il cui primo generale fu Lanfranco Settala da Milano, giambonita, proveniente dalla comunità del Savena. Il bisogno di apostolato ed anche i disagi di un luogo rivelatosi malsano e di non felice scelta, indussero ben presto gli eremiti del Savena a ricercare un luogo più adatto dentro le mura di Bologna. Lo spostamento incontrò gravi ostacoli specialmente da parte del clero e delle fazioni ghibelline. Solo nel 1267 i frati poterono entrare in città grazie all'appoggio del papa e con l'autorizzazione del vescovo ghibellino Ottaviano II degli Ubaldini, nipote de "il Cardinale" (Inf. X, 120) e fratello dell'Arcivescovo Ruggieri (Inf. XXXIII, 14). Cosi gli Eremitani cominciarono la loro fabbrica, ma i contrasti continuarono e i lavori andarono a rilento. Solo dopo il 1282, rafforzatasi la parte guelfa, di tendenza popolare e favorevole ai religiosi, i lavori presero un ritmo regolare anche per i vari e massicci finanziamenti che il Senato e la Massa del popolo destinarono alla fabbrica sia con elargizioni dirette sia con la riscossione delle gabelle alle porte di S. Donato e di S. Vitale. La prima di queste elargizioni fu deliberata il 27 aprile 1285, essendo capitano del popolo Corso Donati, anch'egli di memoria dantesca (Purg. XXIV, 82-90). La chiesa fu terminata nel 1315, ma la sua consacrazione avvenne soltanto nel 1344.