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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Cinquecento: Scultore di TroyesPITTORI: Scultore di Troyes
Battesimo di Agostino e Adeodato
SCULTORE DI TROYES
1549
Troyes, cattedrale dei ss. Pietro e Paolo
Ambrogio battezza Agostino e Adeodato
Ambrogio battezza Agostino e il figlio Adeodato: gruppo scultoreo di pietra dipinta del 1549 conservato nella Cattedrale di San Pietro e San Paolo a Troyes, Francia. La Cattedrale di San Pietro e San Paolo (Cathédrale Saint-Pierre et Saint-Paul) di Troyes, una delle più belle cattedrali gotiche francesi, è una grandiosa costruzione gotica di114 metri di lunghezza, 50 metri di larghezza e 28,50 metri di altezza sotto la volta, costruita tra il XIII e il XVII secolo. La facciata, del XVI secolo, decorata come un pizzo con tre portali è opera di Martin Chambiges: essa è fiancheggiata da un'imponente torre del 1545, la Torre San Paolo, rimasta incompiuta.
L'interno si presenta a cinque navate, e si possono ancora oggi ammirare gli affascinanti 1500 mq di splendide vetrate lavorate tra il XIII e il XIX secolo. Nel suo complesso si tratta di una delle più meravigliose opere che gli artisti del Medioevo hanno lasciato alla città, che per questo si è meritata la definizione di "Città Santa delle Vetrate". Dietro al grande rosone di 8 metri di diametro, si trova l'Organo proveniente dall'Abbazia di Clairvaux (Chiaravalle). Fa parte del tesoro della Cattedrale il Châsse de Saint-Bernard de Clairvaux (San Bernardo di Chiaravalle), ornamento liturgico in seta rossa bordato da 53 medaglioni del XIII secolo.
La città è la patria di Chrétien de Troyes, lo scrittore del XII secolo considerato l'inventore del romanzo francese, narratore delle gesta di Lancillotto e delle avventure di Perceval alla ricerca del leggendario Graal.
Lo scultore cinquecentesco di Troyes ha rappresentato in modo alquanto realistico l'episodio del battesimo di Agostino e del figlio Adeodato nella notte di Pasqua: di fronte a loro si erge poderosa la figura di Ambrogio in atto di versare l'acqua santa da una ciotola. Alle spalle seguono la scena la madre Monica e un prete o monaco che dovrebbe corrispondere a Simpliciano. Sulla destra un giovane seminudo, come gli altri due battezzandi si alza in piedi e pare si stia asciugando. Certamente qui l'autore ha voluto raffigurare Alipio l'amico di Agostino, che con lui volle essere battezzato dopo aver trascorso un periodo di preparazione nella villa di Verecondo a Cassiciaco.
Agostino è stato raffigurato con una folta barba riccioluta, il viso di una persona giovanile ma matura: il figlio Adeodato ha un aspetto più adolescenziale benché compunto e tutto preso da quanto sta succedendo durante la cerimonia sacramentale.
A casa di un amico Ponticiano, questi gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di s. Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di S. Paolo; ritornato a casa sua, Agostino disorientato si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato e mentre piangeva, avvertì una voce che gli diceva "Tolle, lege, tolle, lege" (prendi e leggi), per cui aprì a caso il libro delle Lettere di S. Paolo e lesse un brano: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14).
Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti. Nella Quaresima del 386 ritornarono a Milano per una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino, il figlio Adeodato e l'amico Alipio. Il giorno di Pasqua Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.
Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.
AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14