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PITTORI: Anonimo bolognese

Agostino Dottore della Chiesa dal Civico Museo di Bologna, ms. 513

Agostino Dottore della Chiesa

 

 

ANONIMO AMANUENSE BOLOGNESE

1250

Civico Museo di Bologna, ms. 513

 

Agostino Dottore della Chiesa

 

 

 

 

La miniatura riprodotta proviene dal manoscritto ms. 513 conservato al Civico Museo di Bologna e proveniente da uno scriptorium di questa regione attivo nel XIII secolo. Agostino vi è raffigurato da vescovo, con in mano un libro: sulla testa porta una mitra ed ha un nimbo attorno al capo. L'aspetto del viso è giovanile, con lunghi capelli e una modesta barba. Ai suoi piedi, ma su un piano inferiore sono stati raffigurati un monaco e una monaca del suo ordine in atteggiamento orante e con gli sguardi rivolti verso l'alto, in direzione del Maestro fondatore.

È certo che nel 1264 esisteva a S. Giacomo di Savena, fuori delle mura di Bologna, uno Studio generale. Prima della morte del priore generale Lanfranco nel 1264 c'erano già quattro studi generali: Bologna, Padova, Napoli e la Curia romana. Non c'è dubbio che Bologna, Padova e Napoli furono scelte perché erano città universitarie, benché nessuna di esse avesse una facoltà di teologia autorizzata a rilasciare il magisterium. Bologna era diventata sede di uno studio generale dell'Ordine anche perchè ciascuno dei tre ordini religiosi, protagonisti della Grande Unione del 1256, aveva legami con Bologna già prima di questa data. A Bologna furono riprodotte molteplici opere, che vennero abbellite da splendide miniature di monaci ed artisti.

 

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6