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PITTORI: Maestro di Engelberg

Sant'Agostino e il De Trinitate

Sant'Agostino e il De Trinitate

 

 

MAESTRO DI ENGELBERG

1178-1223

Engelberg, Biblioteca del Monastero, Cod. 14

 

Sant'Agostino e il De Trinitate

 

 

 

L'immagine miniata appartiene al codice 14 conservato nella Biblioteca del monastero di Engelberg in Svizzera e titola Augustinus S. Aurelius. De Trinitate libri quindecim, praemissa epistola ad Aurelium.

Il codice composto da 187 fogli misura 38,5 x 24,2 cm e venne scritto in un'epoca compresa fra il 1178 e il 1223 in lingua latina. Il manoscritto contiene il testo dei quindici libri che Agostino scrisse sulla Trinità.

Sul f . IV un disegno a penna illustra Agostino vestito da vescovo con in mano una pergamena che sta per consegnare ai suoi tre avversari che sono confusi e cercano di nascondersi. Il codice venne miniato da un amanuense che è noto come Maestro di Engelberg. All'inizio dei vari libri egli ha dipinto grandi iniziali in inchiostro rosso, marrone e nero con motivi figurativi e altre iniziali più piccole in inchiostro rosso. Le circostanze della realizzazione del volume sono descritte in dettaglio nella scrittura del copista nel foglio 1r: l'opera fu iniziata quando era abate di Engelberg Berchtold (1178-1197), che morì poco dopo l'inizio dei lavori. Il manoscritto venne pertanto finito all'epoca del suo successore Heinrich (1197-1223).

 

L'immensa opera letteraria di Agostino conobbe dei vertici straordinari, che segnarono la cultura per millenni. Fra i suoi testi più letti e studiati va sicuramente annoverato il De Trinitate, un'opera in cui il santo cerca di comprendere il mistero che avvolge le tre persone divine. Questa sua indagine lo ha reso famoso nel tempo: una sua tipica rappresentazione iconografica ricorda infatti la sua ricerca che si svolge e si conclude in riva al mare, su una spiaggia dove un bambino gli spiega perché vano è il suo tentativo di comprendere.

 

Agostino è stato il primo teologo latino ad avere affrontato in maniera rigorosa e sistematica il tema della Trinità, di natura squisitamente teologica e pertanto particolarmente astratto. Le sue radici sono nello stesso Nuovo Testamento dove, con Pietro e soprattutto Paolo, si fa del Cristo una persona divino-umana, e dove si fa del dio ebraico l'unico padre del Cristo, per cui questi gli diventa figlio unigenito. Nello stesso vangelo di Giovanni, si parla dello Spirito come di un "consolatore" mandato agli uomini in attesa della fine dei tempi.

Il De Trinitate è un testo fondamentale di Agostino che fu iniziato nel 399 e pubblicato nel 419. Agostino non era il primo in Occidente a scrivere su questo tema: già l'avevano fatto, seppure in modo frammentario, Tertulliano, Ilario e Ambrogio di Milano che hanno sicuramente influenzato la sua teologia. Ma è soprattutto Plotino, col suo neoplatonismo, a costituire un punto di riferimento privilegiato. Agostino lesse anche le opere trinitarie di Atanasio, Basilio, Gregorio Nazianzeno, Epifanio, Didimo il Cieco, ma non sembra che questi padri del mondo greco o orientale abbiano influito molto sul suo pensiero.

Il De Trinitate prende le mosse polemizzando con gli ariani, gli eunomiani e i sabelliani. Lo scopo infatti è quello di dimostrare che la Trinità è il solo unico vero Dio in tre persone. Il procedere speculativo di Agostino è di tipo astratto-concreto-astratto. Egli cioè parte dall'unità o unicità di Dio, considerata come un'idea ormai consolidata dopo che la polemica contro i politeisti è finita da un pezzo, per porre solo successivamente la pluralità delle tre persone, concludendo infine con le loro opposizioni di relazione. L'unità della divinità in tre ipostasi è garantita dall'unità della sostanza. La diversità delle persone, cioè della loro identità, è per così dire assorbita dalla loro unità.

La figura dello Spirito, a differenza di tutta la teologia ortodossa, non viene colta nel suo spessore ontologico, di diversità rispetto alla figura del figlio, ma solo nella sua funzione fenomenica, strumentale. Lo Spirito è in funzione del principio di autorità, che viene equamente condiviso dal padre e dal figlio. Agostino infatti chiama "amans" il padre, "amatus" il figlio e "amor" lo spirito, cioè dà a quest'ultimo un appellativo astratto, e la sostanza dello Spirito non viene concepita come in sé, ma come dal tutto derivata. Lo spirito dipende completamente e dal padre e dal figlio. La teologia trinitaria agostiniana  influenzerà il modo occidentale di pensare sulla processione dello Spirito, portandolo a rompere definitivamente con la teologia bizantina. L'occidente s'impadronirà del filioquismo in modo spontaneo, senza reagire minimamente a questa che gli ortodossi hanno sempre considerato un'eresia.