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PITTORI: Beserraga Daniele

Sant'Agostino in gloria di Beserraga

Sant'Agostino in gloria

 

 

BESERRAGA DANIELE

2005

Cuzco, chiesa di Ocongate

 

Sant'Agostino in gloria

 

 

 

La scena rappresenta un riconoscimento alla grandezza di Agostino e della sua vita, che si ispira al passo di Timoteo: "Non coronabitur nisi qui legitime certaverit." Tre corone sono solitamente utilizzate per esprimere la gloria del santo, il cui significato è da riconoscere in tre simboli: la verginità, la scienza e il martirio.

L'episodio riprende passi della Epistola XVIII ad Cyrillum Jerosolymitanum episcopum dello Pseudo Agostino.

Agostino è raffigurato al centro della scena in piedi con il bastone pastorale nella mano sinistra. Con la destra accenna una benedizione al fedele che osserva. Il suo piviale episcopale è sollevato ai suoi lembi da due angeli e così copre una lunga serie di personaggi laici e religiosi. Agostino mostra così il suo abito proprio che è il saio nero dei monaci agostiniani, che con questo simbolo emblematicamente riaffermano che il santo è stato il fondatore dell'Ordine agostiniano. La sua mitra è stata deposta per terra in segno di umiltà: il santo schiaccia alcuni eretici di cui si notano i visi deformati. Si legge in particolare il nome di Donato e di Fortunato. Sotto l'ala del piviale si trovano papi, cardinali, vescovi, religiosi, laici: è l'universale Chiesa che si riconosce nella dottrina agostiniana che ha dato forza e vigore al catechismo cattolico. La colomba dello spirito santo dall'alto volteggia lanciando fasci di luce: di nuovo questo particolare indica che è intervenuto lo Spirito Santo, il che suggella l'interpretazione che la Chiesa ha dato dell'opera di Agostino, soprattutto contro gli eretici, come Donato e Fortunato sconfitti nelle loro eresie.