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PITTORI: Giorgio Ciommel

Suggestioni nicoliane con Agostino vescovo

Suggestioni nicoliane con Agostino vescovo

 

 

GIORGIO CIOMMEL

2004

Tolentino, convento di san Nicola

 

Suggestioni nicoliane con Agostino vescovo

 

 

 

La grande santità e la profezia della vita di S. Nicola ha la sua origine anche nell'amore per la Regola del Santo Padre Agostino, che egli scelse nel 1261 emettendo la professione religiosa. Questo amore lo portò ad essere l'uomo della comunione e della fraternità. S. Agostino nella sua Regola così si esprime: "Il motivo per cui vi siete riuniti è che viviate unanimi nella casa e abbiate unità di mente e di cuore protesi verso Dio. Tutti, dunque, vivete unanimi e concordi e, in voi, onorate reciprocamente Dio di cui siete fatti tempio."

S. Nicola, attraverso i sentieri del pensiero e della spiritualità dell'ipponate, conduce alla sorgente dell'amore di Dio. Questi sono in effetti i temi proposti nell'opera di Ciommel, che rivisita in occasione del VII centenario della nascita la figura di san Nicola: la chiesa di Tolentino, il sole raggiato con i gigli che lo caratterizzano iconograficamente, un episodio miracoloso e la figura paterna di Agostino che fu il suo riferimento spirituale come esprime bene la scritta "Praecepta patris mei servavi ideo maneo in eius dilectione."  

 

La leggenda della vita di san Nicola rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant'Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino.

Fece la sua professione religiosa (voti solenni) a meno di diciannove anni. Nel 1269 fu ordinato sacerdote. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant'Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305.

Celebri sin dal Medioevo sono i cosiddetti "panini miracolosi" di san Nicola, che servirono anche per la raccolta di farina da parte dei fedeli che si recavano al santuario e che dettero nome anche alla compagnia cerretana degli "affarinati", citata anche dal vescovo urbinate Teseo Pini nel suo Speculum Cerretanorum. Viene ricordato il 10 settembre.

La sua tomba, a Tolentino, è conservata con venerazione dai fedeli.

Il celebre santo marchigiano ha una propria amplissima iconografia, che ne trattano la vita e i miracoli. A Tolentino sorge la più bella e grande Basilica in suo onore. In diverse rappresentazioni Nicola viene raffigurato assieme ad Agostino, di cui fervente seguace sin dalla gioventù, quando indossò la tonaca nera degli agostiniani nel Trecento. Fu un asceta rigidissimo con se stesso e dolce e comprensivo con i poveri, i bisognosi e gli ammalati. Grande confessore, fu pieno di umana compassione per ogni tipo di miseria. L'incondizionata obbedienza, il distacco completo dai beni terreni, l'umiltà e la modestia furono costanti della sua vita.

Intorno a lui c'è sempre un'aura di prodigio, che comincia dalla nascita, avvenuta quando i genitori parevano destinati a non avere figli. Nel processo per la canonizzazione, aperto vent'anni dopo la sua morte, 371 testimoni verranno a parlare dei suoi moltissimi miracoli. Sappiamo inoltre che Nicola è anche un maestro di rigore ascetico, cioè di severità con sé stesso. Un insieme di elementi certo eccezionali, ma piuttosto staccati dal vivere comune della gente, incapace di miracoli e non ghiottissima di penitenza. Invece Nicola - a dispetto delle controindicazioni - è un santo sempre popolarissimo proprio tra la gente comune, di secolo in secolo: è l'amico dei giorni feriali, che viene in casa portando la festa.