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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Duemila: Walter ConfalonieriPITTORI: Walter Confalonieri
Agostino e il bambino in riva al mare
CONFALONIERI WALTER
2014
Cassago, Istituto Comprensivo Statale "Agostino di Ippona"
Agostino e il bambino in riva al mare
L'opera realizzata dal prof. Walter Confalonieri con la collaborazione di alcuni studenti della scuola secondaria di primo grado di Cassago, è stata realizzata in occasione della festa di intitolazione dell'Istituto Comprensivo locale ad Agostino di Ippona il giorno 7 giugno 2014. La scena raffigura un celebre episodio leggendario che racconta dell'incontro fra Agostino, pensieroso e alla ricerca di conoscere il mistero della Trinità, con un bambino che sta giocando sulla spiaggia. Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".
Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).
Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità.
L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.
Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.
"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.
L'opera è stata realizzata come bassorilievo misto a mosaico su una base di marmo nero africano, una varietà di marmo che era già utilizzata dai Romani. A Roma venne introdotto da Lucio Licinio Lucullo, dal quale prese il nome, e si diffuse rapidamente per lastre di rivestimento pavimentali e parietali, vasche, e colonne. Il nome moderno corrisponde in latino al marmor luculleum. Nell'antichità veniva estratto in cave situate presso la città di Teos, presso Smirne, in Turchia. Dal punto di vista petrografico questo marmo è una breccia calcarea che ha subito un leggero metamorfismo. La scena riporta anche la data 28 agosto 2013, giorno della dedicazione ufficiale dell'Istituto Comprensivo ad Agostino di Ippona e la frase "Ama e fa' ciò che vuoi".