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PITTORI: Giovanni Brancaccio

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa con altri Padri

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa con altri Padri

 

 

GIOVANNI BRANCACCIO

1948

Roma, Cappella della Università della Sapienza

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa con altri Padri

 

 

 

La scena raffigurata si trova nella Cappella della Sapienza all'Università di Roma. L'edificio religioso, che non era previsto nella progettazione originaria della Città Universitaria, fu costruito nel 1948 con un inserimento urbanistico nella città universitaria già realizzata. La Cappella ha una forma ovale, come appare già in uno studio del Piacentini dell'aprile 1945.

Autore del dipinto è Giovanni Brancaccio che lo ideò con il titolo di Cristo Maestro: la scena raffigurata è un particolare dove sono indicati in particolare i Padri e Dottori della Chiesa. Da sinistra andando verso destra si possono facilmente riconoscere Sant'Ivo, San Gregorio Magno, San Tommaso d'Aquino, Sant'Alberto Magno, Sant'Agostino (vestito da vescovo con il bastone pastorale in mano) e San Girolamo (accasciato in ginocchio semi svestito con un teschio e dei libri ai piedi).

 

Giovanni Brancaccio nasce a Pozzuoli nel 1903 e nel 1927 entra nel cosiddetto Gruppo Flegreo assieme ad artisti giovani come Mercadante, Ciardo e De Val. Giovanni Brancaccio si dedica fin da ragazzo alle diverse tecniche grafiche e incisorie. Conseguito nel 1923 il diploma in Arti Grafiche e Decorazione presso l'Istituto d'Arte di Napoli, vi insegna Incisione dal 1925 al 1935. Studia soprattutto attraverso la copia di quadri del Museo Nazionale e così acquisisce una decisa conoscenza della tecnica pittorica, soprattutto della tradizione artistica napoletana. Ispirato ad un secentismo riletto in maniera originalissima, l'artista espone i primi quadri significativi intorno al 1932, quando partecipa alla Biennale di Venezia. Nei primi anni Trenta Brancaccio si dedica anche alla scultura e a quest'epoca risalgono i bozzetti e le opere di grandi dimensioni dove vengono raffigurati rigogliosi nudi femminili immersi in paesaggi ricchi di acque, rigogliosi di verde boscaglia e di pioppi argentei. Di questo periodo sono da ricordare Scena campestre (1939), Ragazza allo specchio (1939) Nudo (1940), Giovinetta che suona il mandolino Bozzetto (1940) e Figure (1941). Nel periodo della guerra in Brancaccio si registra un'evoluzione drammatica. Le stesse figure di prima si trovano in un'atmosfera di tempesta. Il mito della serenità è squassato da visioni di violenza, le linee dei corpi assumono slanci espressionistici, si deformano; pare che lo spavento interiore per le grandi presenze invisibili non dia tregua al pittore.