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Battesimo di Agostino
CAMOGLI GUGLIELMO
1916-1920
Varazze, chiesa Collegiata di S. Ambrogio
Battesimo di Agostino
Superiormente al portale d'entrata della chiesa Collegiata di sant'Ambrogio a Varazze si può ammirare un bel altorilievo che raffigura il battesimo di sant'Agostino a Milano da parte di sant'Ambrogio. L'altorilievo è posto tra le grandi statue di due estatici angeli telamoni.
L'accesso laterale alle navate minori è consentito da portoni che sono decorati da due putti ciascuno recanti i simboli dei quattro evangelisti. Sei grandiose lesene, coronate da capitelli in stile corinzio, spezzano la facciata e sostengono la trabeazione nel cui fregio centrale spicca la dedicazione in lingua latina della chiesa: “D.O.M (= Deo Optimo Maximo: A Dio Ottimo e Grandissimo) IN MEM. D. AMBROSII (= in memoria di sant'Ambrogio) QUI CATHOL. FIDEM STRENVE DEFENDIT (= che difese energicamente la fede cattolica) IPSUMQUE CLARISS. ECCL. LUMEN B. AVG.I CHRISTO PEPERIT (= e generò a Cristo quel famosissimo luminare della Chiesa che è sant'Agostino)”.
L'episodio descritto si inserisce nel periodo finale del soggiorno di Agostino a Milano. Nell'estate del 376 d. C. dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti.
Era venuta intanto la primavera; al principio della quaresima, Agostino ritornò dunque a Milano, con Alipio e Adeodato, per ottenere l'iscrizione tra i competentes, i catecumeni cioè ritenuti maturi che avrebbero ottenuto il battesimo per la Pasqua successiva. A Milano partecipò con il vescovo Ambrogio a una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino seguì con il figlio Adeodato e l'amico Alipio. E nella notte sul 25 aprile 387, giorno di Pasqua, egli otteneva il lavacro rigeneratore, per mezzo di Ambrogio. Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.
Si tratta di una leggenda tardiva che attribuisce ai due santi, uniti in questa circostanza solenne, la composizione del Te Deum, di cui ciascuno avrebbe cantato, improvvisandola, una strofa.
Non è che una leggenda dell'alto Medioevo, ma molto bella, e piena di significato.
Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.
AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14
L'ultimo intervento architettonico sulla chiesa ha riguardato proprio la facciata che è stata ricostruita nelle attuali forme tra il 1912 e il 1920 dall'architetto Luigi Guglielmo Camogli. La attuale nuova decorazione monumentale di gusto barocco molto simile, peraltro, a quella della cattedrale di Savona fu scelta rispetto ad un altro progetto di Giovanni Patrone che prevedeva un campanile e un aspetto romanici. La scelta dell'architetto Camogli ha creato un interessantissimo, quanto magnifico, connubio tra diversi stili architettonici.
All'intenso colore rosso del laterizio trecentesco fa da contrappunto il biancore della facciata in graniglia che ricorda le forme e gli stili propri delle monumentali basiliche romane dell'epoca barocca. Nel registro inferiore, appena sopra il portale d'ingresso, spicca una apoteosi di santa Caterina da Siena, patrona della città di Varazze.
La struttura dell'attuale chiesa risale al 1655 quando vennero modificati il coro e l'ingresso con radicali lavori di ristrutturazione. Fu in questa occasione che si decise di costruire le cappelle laterali e di creare uno spazio antistante la facciata ad uso di sagrato. Sulle balaustre laterali della facciata poggiano quattro statue di protettori delle confraternite cittadine dedicate a san Bartolomeo, san Giovanni Battista, san Giuseppe ed al Beato Jacopo.