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PITTORI: Maestro di Cholula

Funerali di sant'Agostino

Funerali di sant'Agostino

 

 

MAESTRO DI CHOLULA

1946

San Pedro Cholula, chiesa di sant'Agostino a san Agustin Calvario

 

Funerali di sant'Agostino

 

 

 

Questa tavola che raffigura i funerali di sant'Agostino si trova nella omonima chiesa di San Agustin Calvario. una delle località che compongono la città di San Pedro Cholula.

La festa principale della chiesa e del quartiere si verifica il 28 agosto, giorno in cui viene celebrato il santo patrono Agostíno. In questa occasione gli abitanti del villaggio decorano con addobbi floreali l'interno della chiesa, mentre di notte vengono realizzati i fuochi di artificio. L'aspetto interessante della manifestazione è l'arrivo dagli altri paesi di processioni con le rispettive statue dei loro santi protettori con cui partecipano alla festa.

A conclusione di questo evento una grande processione attraversa tutte le strade della città con le statue di sant'Agostino, della Vergine dei Rimedi e dei santi patroni dei paesi vicini.

San Agustín Calvario. come altri quartieri cittadini, apparteneva alla vecchia città di Zacapechpan, oggi San Pedro Cholula. Questa cittadina conserva i resti dell'ex convento francescano di San Gabriele, che risale al XVI secolo. La zona archeologica di Cholula mantiene reperti della cultura Olmec-Ximeca, evidenziata ldalle piramidi di Tonalcalli, Mezcali, Teopixcalco, Zenteocalco, Tepanapa.

 

Il quadro fotografa i funerali di Agostino: una teoria di monaci in abito nero porta sulla spalle e segue il feretro. Sono monaci agostiniani a cui si aggiungono alcuni vescovi con le loro insegne episcopali. La scena è spoglia, ma molto efficace nel trasmettere all'osservatore il dolore e la gravità della perdita del vescovo di Ippona.

Agostino morì il 28 agosto del 430 durante l'assedio di Ippona. I suoi funerali furono fatti in città e le sue spoglie saranno conservate ad Ippona ancora per qualche anno, fino a quando Fulgenzio di Ruspe se le portò con sè in Sardegna per sfuggire alle prepotenze dei Vandali ariani.

 

31. 3. Perché nessuno disturbasse il suo raccoglimento, circa dieci giorni prima di morire, disse a noi, che lo assistevamo, di non far entrare nessuno, se non soltanto nelle ore in cui i medici entravano a visitarlo o gli si portava da mangiare. La sua disposizione fu osservata, ed egli in tutto quel tempo stette in preghiera.

31. 4. Fino alla sua ultima malattia predicò in chiesa la parola di Dio ininterrottamente, con zelo e con forza, con lucidità e intelligenza.

31. 5. Conservando intatte tutte le membra del corpo, sani la vista e l'udito, mentre noi eravamo presenti osservavamo e pregavamo, egli - come fu scritto - si addormentò coi suoi padri, in prospera vecchiaia (1 Re, 2, 10). Per accompagnare la deposizione del suo corpo, fu offerto a Dio il sacrificio in nostra presenza, e poi fu sepolto.

31. 6. Non fece testamento, perché povero di Dio non aveva motivo di farlo. Raccomandava sempre di conservare diligentemente per i posteri la biblioteca della chiesa con tutti i codici. Quel che la chiesa aveva di suppellettili e ornamenti, affidò al prete che alle sue dipendenze curava l'amministrazione della casa annessa alla chiesa.

31. 7. Né durante la vita né al momento di morire trattò i suoi parenti, sia quelli dediti alla vita monastica sia quelli di fuori, nel modo consueto nel mondo. Quando viveva, dava a costoro, se era necessario, quel che usava dare agli altri, non perché avessero ricchezze ma perché non fossero poveri e non lo fossero troppo.

31. 8. Lasciò alla chiesa clero abbondante e monasteri di uomini e donne praticanti la continenza con i loro superiori; inoltre, biblioteche contenenti libri e prediche sia suoi sia di altri santi, dai quali si può conoscere quanta sia stata, per dono di Dio, la sua grandezza nella chiesa e nei quali i fedeli lo trovano sempre vivo. In tal senso un poeta pagano, disponendo che i suoi gli facessero la tomba in luogo pubblico ed elevato, dettò questa epigrafe: Vuoi sapere, o viandante, che il poeta vive dopo la morte? Ecco, io dico ciò che tu leggi: la tua voce è la mia.

POSSIDIO, Gesta Augustini 31, 3-8