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Agostino e il bambino sulla spiaggia
MAESTRO DI CRACOVIA
1970-1980
Cracovia, Scuola agostiniana
Agostino e il bambino sulla spiaggia
Questa significativa statua che raffigura un celebre episodio leggendario relativo ad Agostino e alla sua ricerca del mistero della Trinità, si prova in una nicchia della Scuola agostiniana di Cracovia lungo Skałeczna Street. La scuola è annessa alla chiesa e al monastero agostiniano cittadino di santa Caterina d'Alessandria, patrona degli Studia agostiniani.
La statua raffigura Agostino con i paramenti episcopali, la mitra in testa e il bastone pastorale nella mano sinistra. Con la destra regge un libro aperto dove è appoggiato un cuore fiammante trafitto da una freccia.
Il suo sguardo è rivolto verso il basso e si dirige a incontrare la vista di un bambino che lo guarda a sua volta tenendo fra le mani una grande conchiglia.
Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".
Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).
Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.
L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.
Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.
"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.
La presenza agostiniana a Cracovia nel medioevo è attestata dalle documentazioni degli archivi dell'Ordine a partire dalla prima metà del XVI secolo, oggi conservate nell'Archivio di Stato di Cracovia. Questo archivio è ricco di documenti relativi agli agostiniani a partire dal 1299 fino al 1950. Si tratta per lo più di diplomi in pergamena e libri relativi alla ex provincia di eremiti agostiniani in Polonia. Una parte consistente riguarda proprio la storia del loro monastero a Cracovia, che venne chiuso nel 1950.
Il fondatore della chiesa e del monastero fu il re Casimiro il Grande (1310-1370). Il re volle che fossero i Padri agostiniani a reggere questo complesso, chiamandoli nell'anno 1342. Gli agostiniani nel 1583 crearono l'Università ed ebbero un ruolo di primo piano nella rinascita spirituale della città. Giovanni Paolo II, da sacerdote ogni mattina nel 1951-1953 celebrava nella cappella della Madonna della Consolazione. Il complesso era costituito da una chiesa gotica monumentale, da un monastero gotico con chiostri e patio, un ampio giardino: all'interno si scopre un grandioso altare barocco e ben cinque corpi organo a canne.