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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Settecento: Maestro vetraio di GandPITTORI: Maestro vetraio di Gand
Sant'Agostino abbatte gli eretici: particolare del viso
MAESTRO VETRAIO DI GAND
XX sec.
Gand, Chiesa di S. Stefano
Sant'Agostino abbatte gli eretici
La poderosa figura di Agostino è stata riprodotta su una vetrata della chiesa agostiniana di S. Stefano a Gand, annessa all'omonimo monastero, uno dei principali insediamenti moderni dell'Ordine Agostiniano in Olanda. La fondazione del convento è molto antica e risale al 1295: la sua chiesa è chiesa parrocchiale ed è luogo di pellegrinaggio a S. Rita da Cascia. Sicuramente fu la culla della crescita degli Agostiniani nei Paesi Bassi: il 24 novembre 1296 il vescovo di Tournai, Jean di Vasognes concesse agli Agostiniani l'autorizzazione a fondare un monastero nella città di Gand, dove erano già presenti forse come predicatori itineranti. In un documento del 1337 si attesta che gli agostiniani possedevano una casa detta alla Cappella. Questa cappella si trovava in Steenstraat ed era dedicata a Santo Stefano. Questo patrono divenne patrono del nuovo convento. nel 1582 la chiesa e il chiostro furono quasi completamente distrutti durante un assedio: si potè ricostruirli solo nel 1606 grazie ai buoni uffici del priore Giovanni Cools che ne ottenne l'autorizzazione da Filippo II.
Il finanziamento dei lavori fu a carico dei nobili Borluut: il chiostro rinacque in forme rinascimentali e fra il 1718 e il 1720 fu realizzata la straordinaria biblioteca monastica. Sin dal medioevo gli agostiniani si dedicarono alla predicazione e presso la chiesa di S. Stefano nacquero diverse confraternite fra cui quella di Notre-Dame de Hal (1657), di Nostra Signora della Consolazione (1635), di san Nicola da Tolentino (1647), della Salute delle Anime (1780) e della Signora del Buon Consiglio (1904). Nel 1609 gli agostiniani fondarono un collegio latino e il convento di Gand funzionò come Studium della Provincia belga. La rivoluzione francese limitò la sua attività, che rinacque dopo le sconfitte napoleoniche con i priori Carlo Lorenzo Volbracht (1749-1810) e Francesco Van der Mensbrugghe (1770-1844).
Dal 2001 al 2004 il convento è stato restaurato: il chiostro e la parte monumentale dell'edificio hanno ritrovato la loro antica bellezza. Nella monumentale raffigurazione Agostino combatte le eresie: un eretico si rotola per terra con il suo libro aperto, mentre, maestoso, il santo lo guarda dall'alto con in mano un libro e con la destra alzata a impugnare una penna, simbolo della sua attività di scrittore polemico a servizio della ortodossia della Chiesa. Sopra il capo nimbato appare la scritta Tolle Lege che simbolicamente ha fatto uscire lo stesso Agostino dall'errore di una vita trascorsa a inseguire idee umane.
416 Agostino tratta la questione pelagiana
La fine della controversia donatista coincise pressappoco con l'inizio di una nuova disputa teologica che impegnò Agostino fino alla sua morte. L'Africa, dove Pelagio ed il suo discepolo Celestio si erano rifugiati dopo il sacco di Roma da parte di Alarico, era diventata il principale centro di diffusione del movimento pelagiano. Già nel 412 un concilio tenuto a Cartagine aveva condannato i Pelagiani per le loro opinioni sulla dottrina del peccato originale, ma, grazie all'attivismo di Agostino, la condanna dei Pelagiani, che avevano avuto il sopravvento in un sinodo tenuto a Diospolis in Palestina, fu reiterata dai successivi concili tenuti a Cartagine e a Milevi. Un secondo periodo di attivismo pelagiano si sviluppò a Roma; papa Zosimo, dopo essere stato convinto da Agostino, nel 418 pronunciò una solenne condanna contro i Pelagiani.
Questi errori ... cercavamo di confutarli ... allo scopo che anche Pelagio, venendone a conoscenza, li correggesse senza essere attaccato personalmente: in tal modo sarebbe stata eliminata la sua funesta dottrina e gli sarebbe stata risparmiata la confusione ... Furono pertanto inviati alla Sede Apostolica dai due Concili di Cartagine e di Milevi rapporti concernenti tale questione prima che arrivassero in mano nostra o nell'Africa i verbali del processo ecclesiastico in cui si afferma che Pelagio si sia giustificato davanti ai vescovi della Palestina.
AGOSTINO, Lettera 186, 2 a Paolino