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Sant'Agostino e santa Monica
MELENDEZ
XX secolo
Washington DC, chiesa di S. Agostino
Estasi di Ostia
Questa immagine rappresenta una delle numerose finestre in vetro colorato che contraddistinguono la chiesa cattolica di sant'Agostino a Washington. La finestra con la sua particolare scena fu donata alla chiesa da un fedele in ricordo di sua madre morta. La scena visualizza santa Monica e suo figlio Agostino mentre stanno dialogando fra loro mano nella mano. Curiosamente entrambi sono stati raffigurati con la fisionomia della razza negra. Nell'episodio è racchiuso il senso della storia che lega la madre al figlio. Monica ha pianto e ha pregato per diciassette anni per ottenere la conversione di suo figlio Agostino. La scena raffigurata sulla vetrata riconduce all'esperienza di una visione che i due ebbero ad Ostia, poco prima della morte di Monica.
Monica confessa che, dopo aver raggiunto il suo obiettivo, cioè la conversione di Agostino, non desidera più niente da Dio e pertanto può morire con la gioia nel cuore.
Sant'Agostino è la chiesa più antica di fedeli neri cattolici nella capitale statunitense.
Alcune delle pagine più belle delle Confessioni sono dedicate da Agostino al commosso ricordo della madre Monica. In particolare, è rimasto famoso l'episodio della cosiddetta "estasi di Ostia", un'esperienza mistica che i due ebbero a Ostia Tiberina nel 387, a breve distanza dal battesimo di Agostino e pochi giorni prima dell'ultima malattia di Monica. Risalendo di contemplazione in contemplazione dalle cose create alla divina Sapienza creatrice, madre e figlio pregustano la gioia del paradiso. Nel viaggio di ritorno da Milano dopo il 387 Agostino e Monica soggiornarono a Ostia in attesa di potersi imbarcare per l'Africa. In questa città Monica trovò la morte, ma prima di morire Agostino ricorda un fatto curioso che li vide protagonisti: un'estasi platonica.
10.23. Incombeva il giorno in cui doveva uscire da questa vita - e tu lo conoscevi quel giorno, noi no. Accadde allora per una tua misteriosa intenzione, credo, che ci trovassimo soli io e lei, affacciati a una finestra che dava sul giardino interno della casa che ci ospitava, là nei pressi di Ostia Tiberina, dove c'eravamo appartati lontano da ogni trambusto, per riposarci della fatica di un lungo viaggio e prepararci alla navigazione. Conversavamo dunque assai dolcemente noi due soli, e dimentichi del passato, protesi verso quello che ci era davanti ragionavamo fra noi, alla presenza della verità - vale a dire alla tua presenza. L'argomento era la vita eterna dei beati, la vita che occhio non vide e orecchio non udì, che non affiorò mai al cuore dell'uomo. Noi eravamo protesi con la bocca del cuore spalancata all'altissimo flusso della tua sorgente, la sorgente della vita che è in te, per esserne irrigati nel limite della nostra capacità, comunque riuscissimo a concepire una così enorme cosa.