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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Novecento: Maestro di NiedobczycePITTORI: Maestro di Niedobczyce
Sant'Agostino vescovo e cardioforo
MAESTRO DI NIEDOBCZYCE
1921
Niedobczyce, chiesa del Santo Cuore di Gesù
Sant'Agostino vescovo e cardioforo
Questa immagine in altorilievo che raffigura sant'Agostino si trova nella chiesa del Santo Cuore di Gesù a Niedobczyce in Polonia.
Il santo è raffigurato quasi a mezzo busto e porta in basso la dicitura in polacco Sw. Augustyn che specifica ulteriormente l'identità del santo, per quanto l'attributo del cuore fiammante iconograficamente lo rende ampiamente riconoscibile.
Il santo indossa vesti episcopali, con in testa la mitra e nella mano sinistra un grande libro richiuso sul petto.
Nella mano destra sfoggia un grande cuore rosso che sprigiona fiamme,
Il viso del santo e pensierosamente assorbito da riflessioni personali, che sembrano estraniarlo dalla scena stessa.
Il volto del santo è ancora giovanile per quanto la barba grigiastra lo renda più anziano.
La chiesa del Sacro Cuore di Gesù è stata costruita nel 1921.
Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.
Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?
AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3