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Sant'Agostino vescovo
PELLINI EROS
1949
Cascia, basilica inferiore di santa Rita
Sant'Agostino vescovo
La statua si trova nella basilica inferiore di S. Rita. Fin dal 1947 venne ricavata una cripta nelle fondamenta della Basilica; successivamente è stata completamente trasformata su progetto di R. Scrimieri, F. Genco e M. Caproni. L'inaugurazione di questa nuova struttura è avvenuta il 19 maggio 1988. L’insieme è molto armonico; la semplicità favorisce il raccoglimento e la preghiera. In fondo al presbiterio vi è l'immagine del sacro cuore di Gesù, una bella tela di Luigi Filocamo. Sotto l'altare c'è un paliotto in marmo con l'ultima cena di Eros Pellini, che ha scolpito tutte le statue che ornano le pareti che corrono all'intorno. La croce astile con crocifisso, gli scanni per i celebranti, l'ambone, l'altare, i marmi policromi, sono di Armando Marrocco. Le sue pregevoli vetrate con i santi agostiniani umbri, intercalati con paesaggi del loro ambiente, danno all’insieme un tocco di colore e di luce.
L'opera di Pellini ci consegna un Agostino vescovo con i simboli dell'episcopato. Sotto il manto si scopre la cocolla agostiniana: una folta barba copre il viso del santo, dall'aspetto anziano e dall'espressione pensosa e raccolta. Cultore "classico" per la bellezza e il nitore delle forme, Eros Pellini si è occupato prevalentemente di figura nella costruzione di grandi complessi - bassorilievi, statue - in gran parte destinati ad edifici ecclesiastici, limitando il suo interesse per il mondo animale a pochi episodi isolati. Il "Gallo", un'opera degli anni sessanta, ha forse più la valenza del bozzetto che la solennità delle sue statue e delle composizioni corali, per il modellato non rifinito, che si sfalda nella luce secondo la pratica "impressionistica" delle opere del padre di Pellini, Eugenio, noto scultore della seconda metà dell'Ottocento legato all'ambiente della scapigliatura.
Nato a Milano nel 1909 Eros Pellini incontra l'arte in età giovanissima. La notevole differenza di età e la lunga malattia del padre non gli consentono di vivere una giovinezza spensierata. Lavora come incisore e incassatore di pietre e frequenta la scuola serale di Brera. Nel 1930 si iscrive all'Accademia. L'incontro con Wildt sarà importantissimo per la sua formazione artistica. Nel 1939 inizia, per il santuario di Santa Rita a Cascia, le sculture che lo vedranno impegnato per oltre dieci anni: i rilievi in travertino della facciata, la Via Crucis, il bassorilievo dell'Ultima cena. Ma è a Milano, dove ha sempre abitato, nello studio grande e luminoso di suo padre, che realizza la Ragazza velata, del 1947, il Ritratto della moglie e la Ragazza pavese, del 1948. Nel dopoguerra è presente anche alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma, alla mostra del bronzetto a Padova, al premio Internazionale del bronzetto a Campione d'Italia, alla Biennale d'Arte Sacra di Novara. Gli giungono importanti commissioni di arte sacra e monumentale. Eros Pellini è anche chiamato a ad assumere incarichi di responsabilità e a far parte di numerose giurie. Lavorerà instancabilmente fino a quando, agli inizi degli anni ottanta, alcuni problemi alla vista lo costringeranno a rallentare la sua attività. Qualche tempo dopo tornerà alla scultura con il solito entusiasmo e la solita freschezza. Nel 1991 Silvano Colombo organizza la mostra "Di padre in figlio. Eugenio ed Eros Pellini" che per prima ha proposto l'affascinante confronto tra le due generazioni di scultori. Eros Pellini muore a Milano l'8 ottobre 1993.
Il santo viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.
8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.
8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.
8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.
8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.
8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.
8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.
POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6