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PITTORI: Stefano Pigini

Sant'Agostino vescovo a Roma, Collegio di S. Monica

Sant'Agostino vescovo

 

 

STEFANO PIGINI

1970-1980

Roma, Collegio di S. Monica

 

Sant'Agostino vescovo in cattedra

 

 

 

 

Padre Stefano Pigini è un monaco agostiniano che negli ultimi tempi della sua vita è vissuto e ha lavorato nel Convento di S. Maria del Soccorso a Cartoceto, dove è spirato nel 2006. Oltre alla scultura, si è dedicato anche alla pittura, con interessanti lavori e progetti in architettura. Padre Stefano Pigini è nato il 24 aprile 1919 nella frazione Crocette di Castelfidardo. Terminati gli studi classici e teologici, ha subito mostrato un vivo interesse per le arti figurative. Nel 1946 si iscrive alla scuola di ceramica di Pesaro, per frequentare poi l'Accademia di Roma. Tra il 1953 e il 1954 frequenta, sempre a Roma, lo studio del prof. A. Monteleone, nella celebre via Margotta. Si trasferisce quindi a Bologna e frequenta per altri due anni lo studio del nudo all'Accademia.

E' allievo del prof. Romagnoli per la tecnica dell'affresco. Nel 1965 frequenta per un anno lo studio dell'architetto Cotti. Dice egli stesso: "Mi sono mosso come autodidatta partendo dalla imitazione dei classici (1940-1953). Sotto la guida del mio maestro Monteleone, mi sono formato al neorealismo (1953-1960). In seguito mi sono recuperato per istinto verso i primitivi (il romanico in specie) tenendo d'occhio tutte le grandi correnti dell'arte contemporanea (1960-1970). Ho riservato particolare attenzione all'arte degli Aztechi, Maya e Incanel tentativo di realizzare una scultura incarnata nella storia, sintesi di espressività ed essenzialità."

Numerose sono le sue opere diffuse ovunque.

Tra le opere che sono esposte all'estero:

"Annunciazione" in marmo per la cappella dell'Università Cattolica a L'Avana (Cuba); "Via Crucis" a Nimega (Olanda)

Tra le opere in Italia:

La tomba Brusi a Pesaro; due cantorie e il grandioso portone in bronzo per la chiesa di S. Rita a Milano; bassorilievi della cripta della basilica di San Nicola a Tolentino (MC); bassorilievo all'Agustinianum di Roma; due amboni in bronzo ad Amandola (AP); monumento al Beato Sante a Lombaroccio (PU).

Opere a Cartoceto:

la "fontana dell'olio" a Cartoceto (in fase di realizzazione) statue e bassorilievi all'esterno e all'interno del convento di Santa Maria del Soccorso l'altare della chiesa di Sant'Apollinare di Lucrezia Collezione Bianchini (coll. privata)

Come architetto ha progettato:

la trasformazione della volta e il presbiterio della chiesa di Sant'Agostino di Pesaro; l'abside della chiesa di Santa Maria delle Grazie di Pesaro; il presbiterio della chiesa del Beato Antonio da Amandola, Amandola (AP); Sistemazione della chiesa di Santa Rita di Bologna.

 

Il santo viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

 

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6