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Agostino incontra san Simpliciano
ALDO RAIMONDI
1928
Milano, chiesa di san Simpliciano
Agostino incontra san Simpliciano
La vetrata ci presenta Agostino in abito bianco inginocchiato davanti a san Simpliciano. Il santo, in abito bianco e manto rosso, lo sta benedicendo. Dietro ad un inginocchiatoio di ligneo è appoggiata al muro una croce astile dorata. In primo piano sulla sinistra, l'artista ha raffigurato l'ultima parte di una balaustra marmorea. Alle spalle di san Simpliciano si apre una finestra, che è stata significativamente decorata con il crittogramma "Pax". Dal soffitto del locale pende una lampada accesa che illumina l'intera scena.
La vetrata, donata dalla famiglia Pampuri, è stata disegnata da Aldo Raimondi e realizzata dalla ditta milanese Forni, esecutori di molte vetrate. La scena rappresenta l'episodio che descrive l'incontro tra Simpliciano ed Agostino.
Nelle sue Confessioni Agostino dirà che il Signore stesso lo ha indirizzato al prete di Milano: "Ed ecco, Tu suggeristi alla mia mente l'idea di rivolgermi a Simpliciano, che si presentava come un fedele in cui risplendeva la Tua grazia". Preparato da Simpliciano, Agostino riceve il battesimo dal vescovo Ambrogio nel 387. Questo eccezionale catechista, forse romano di origine, è cristiano fin dalla giovinezza. Dopo anni di studi classici e di viaggi viene ordinato sacerdote, e diventa famoso quando converte al cristianesimo uno degli intellettuali più illustri del tempo: Caio Mario Vittorino. A Milano lo troviamo nel tempo in cui Ambrogio vi risiede ancora come governatore civile di quasi tutta l'alta Italia. E qui rimane per sempre, aiutando il vescovo Ambrogio con la sua preparazione teologica ed esegetica, e influendo col suo prestigio sull'ambiente culturale della città. Mantiene contatti epistolari con Agostino, poi vescovo di Ippona, che dall'Africa gli manda i suoi scritti, chiedendo giudizi e consigli. Il vescovo Ambrogio muore il 4 aprile 397, dopo aver indicato come successore proprio Simpliciano, ormai vicino agli ottant'anni. "È vecchio, ma buono", avrebbe detto Ambrogio morente, e così Simpliciano gli succede, per un episcopato di circa quattro anni, di cui abbiamo poche notizie.
Aldo Raimondi
Nacque a Roma nel 1902, dove si formò artisticamente nello studio di Giuseppe Signorini. A 22 anni si laureò in architettura presso l'Accademia di Belle Arti. Tra il 1925 e il 1926 si trasferì a Milano per prestare il servizio militare di leva e in questo periodo affrescò una caserma milanese e restaurò alcune sale di Palazzo Cusani, sede del Comando di Corpo d'Armata. Nel 1926 prese dimora a Parma per insegnare nel locale Istituto d'Arte e dove eseguì alcuni acquerelli della veduta sulla città vecchia commissionatigli dal podestà. Queste opere che sono ancora visibili nel Palazzo Comunale, mostrarono appieno le sue qualità come vedutista, la cui attività continuò a svolgere in diverse città, sia in Italia che all'estero. Nel 1930 sempre a Parma organizzò la sua prima mostra personale. Dal 1938 al 1940 illustrò la Domenica del Corriere subentrando ad Achille Beltrame. Specializzatosi nella pittura ad acquerello, ottenne nel 1939 la cattedra all'Accademia di Brera. Lasciò questo incarico nel dopoguerra per dedicarsi completamente alla pittura dipingendo paesaggi, animali, fiori e numerosi ritratti, tra cui quelli dei papi Pio XII, Giovanni XXIII (1958) e Paolo VI (1966). Realizzò anche alcune vetrate per il Seminario Arcivescovile di Monza, per la chiesa parrocchiale di Menaggio e per la chiesa di San Simpliciano a Milano.