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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Novecento: Giorgio ScarpatiPITTORI: Giorgio Scarpati
Cristo Verità con Agostino e altri santi
GIORGIO SCARPATI
1950-1970
Milano, Cappella Famiglia Universitaria
Cristo Verità con santi
Si tratta di una pala d'altare realizzata nel secolo XX, in tempera verniciata 300x130 cm, per la Cappella della Famiglia Universitaria Castelli in via Quadronno a Milano. Intorno al Cristo Verità sono stati raffigurati da sinistra a destra il Beato Angelico, Pasteur, Ludovico Necchi, Copernico, sant'Agostino con dalmatica e libro aperto in mano.
A sinistra di Gesù trovano posto San Tommaso, Dante, Stenone, Michelangelo e Ampère.
In questa come in altre opere, Giorgio Scarpati riuscì a coniugare la sua arte con la fede. La sua sensibilità di artista, a partire dagli anni '50, espresse con coerenza e assiduità temi legati alla religione cattolica. Il segno distintivo di queste sue creazioni è costituito da una specie di eterea, spirituale leggerezza, unita a una forte tensione verso l'espressione spirituale e mistica. Il suo disegno si sviluppa per linee verticali e per piani sovrapposti. L'esito di questa sua ricerca produce armonici equilibri compositivi, dove l'artista è parco nell'uso del colore ma prodigo nella costruzione di trame dalle innumerevoli linee che si intrecciano a formare immagini di grande suggestione.
Uno degli aspetti messi in rilievo dagli iconografi del santo, da solo o assieme ad altri, è la sua attitudine alla preghiera. Per Agostino essa era strumento per parlare con Dio ed avvicinarsi ai misteri della Incarnazione, oltre che mezzo per esprimere pienamente la propria umanità. La preghiera è anche il modo per rapportarsi agli uomini cercando di stimolarli ad avvicinarsi a Dio.
Agostino commentando il salmo 85, fa vedere che quel salmo è preghiera di Cristo, però dice: attenti, è preghiera di Cristo, ma anche preghiera nostra.
Dice così: "Noi dunque preghiamo a lui, per lui e in lui. Diciamo con lui e lui dice con noi. Noi diciamo in lui e lui dice in noi l'orazione di questo salmo…nessuno dunque, quando sente queste parole, dica: non è Cristo che le dice. O al contrario: non sono io che le dico. Perché se si riconosce parte del corpo di Cristo, deve dire l'una e l'altra cosa: Cristo le dice, io le dico. Non dire nulla senza di lui, egli non dice nulla senza di te".
AGOSTINO, Salmo 85
La tesi più profonda e più frequente dell'ecclesiologia agostiniana è quella della Chiesa, Corpo mistico di Cristo o della Chiesa-comunione, comunione dei membri con Cristo e tra loro. C'era da aspettarsi che il vescovo d'Ippona, parlando della preghiera, ne traesse tutte le conseguenze. Lo fece, infatti, e con tanta insistenza e abbondanza da destare meraviglia in chi non conosca il teologo e il mistico Agostino, che fu un grande innamorato di Cristo. Tali conseguenze trasse soprattutto nell'immensa opera delle Esposizioni sui Salmi, in cui è dominante la spiegazione cristologica ed ecclesiologica. In essi egli sente la voce di Cristo e la voce della Chiesa: di Cristo che parla in nome del suo Corpo mistico, della Chiesa che, unita al suo Capo, loda, implora, canta lungo il pellegrinaggio terreno:
" Dobbiamo sentire ormai nota e familiare, come fosse la nostra, la sua voce in ogni salmo, sia che canti o che gema, si allieti nella speranza o sospiri nella realtà ". Una sintesi di quest'aspetto della preghiera cristiana, così caro al vescovo d'Ippona, si trova all'inizio del commento al Salmo 105. Vi si legge: " Il Signore nostro Gesù Cristo è colui che prega per noi, che prega in noi, che è pregato da noi. Prega per noi come nostro sacerdote, prega in noi come nostro capo, è pregato da noi come nostro Dio. Riconosciamo in lui la nostra voce e noi la sua ". Sintesi stupenda, segno di acume e di maturità di pensiero. L'oratore continua spiegando: " Noi preghiamo rivolti a Lui, preghiamo per mezzo di Lui, preghiamo in Lui. Ciò che diciamo, lo diciamo con lui ed egli lo dice con noi ... è Cristo che parla e sono io che parlo ". E ammonisce: " Non dire nulla senza di Lui ed Egli non dice nulla senza di te."
Ammonimento severo insieme e consolante, che riassume l'aspetto più profondo della nostra preghiera, la quale o è unita a Cristo o non è cristiana.
Giorgio Scarpati
Nato a San Giorgio a Cremano, vicino a Napoli nel 1908, da Nicola Scarpati ed Elisabetta D'Acunzio, che vi gestivano un'attività commerciale. Giorgio sin da giovane conobbe per l'arte una vera e propria vocazione, che maturò precocemente e che lo portò a frequentare l'Accademia di Napoli. La sua terra natale fu sempre nei suoi ricordi, ma furono proprio le difficoltà della vita napoletana a spingere la sua famiglia a trasferirsi a Milano nel 1929, dove trovò alloggio alla periferia nord-occidentale del capoluogo lombardo. La Milano degli anni Trenta, che accoglie il giovane pittore con le sue nebbie, è una città che offre una vita artistica molto intensa e vivace. Sono gli anni del consenso al fascismo, impegnato nel tentativo di dare vita ad una cultura fascista che potesse esprimere gli ideali del movimento anche nell'arte, nell'architettura come nella pittura. Sono gli anni in cui si assiste alla trasformazione urbanistica del centro storico milanese, ristrutturato per fare posto a sedi direzionali di società commerciali, finanziarie ed assicuratrici. Gli anni Trenta sono tuttavia anche anni di fermento artistico, in cui si vanno maturando personalità come quelle di Lucio Fontana, Ennio Morlotti, Renato Birolli, Aligi Sassu, l'allora giovanissimo Ernesto Treccani, il già affermato Mario Sironi, che daranno vita negli anni successivi ad alcune delle espressioni più originali e moderne della pittura italiana del Novecento. Giorgio Scarpati appare lontano da questo crogiuolo artistico, quasi isolato, ma con tutta consapevolezza, in una ricerca personale che aveva i propri pilastri nella fede, nella riflessione e nello studio.
Muore nel 1987 a Giussano.