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PITTORI: Franco Vasconi

Battesimo di sant'Agostino di Franco Vasconi a Milano

Battesimo di sant'Agostino

 

 

FRANCO VASCONI

1956-1957

Milano, chiesa Salesiana in via Copernico

 

Battesimo di sant'Agostino

 

 

 

L'affresco fu dipinto nel 1956-57 da Vasconi per la parrocchiale dei Salesiani in via Copernico a Milano. La scena, che fa parte di un dipinto più ampio, presente un giovane Agostino a cospetto del vescovo Ambrogio più anziano e più maturo nei lineamenti e nel carattere. Agostino indossa il vestito bianco dei catecumeni e regge in mano un cero acceso simbolo della luce pasquale. Lo sguardo è fisso sul volto di Ambrogio che a sua volta lo accoglie paternamente con un ampio gesto della mano destra. Con la sinistra impugna il bastone del pastore, simbolo della sua dignità nella Chiesa. L'autore si è discostato dalla iconografia abituale del battesimo introducendo questa novità dell'accoglienza di Agostino nella Chiesa cattolica.

Franco Vasconi, pittore, scultore, scenografo, incisore, è nato a Spigno Monferrato (in provincia di Alessandria) nel 1920. Ha vissuto e lavorato a Milano, dove ha studiato al Beato Angelico e al Liceo Artistico di Brera. Dal 1947 ad oggi ha allestito personali nelle più prestigiose Gallerie d'Arte pubbliche e private europee riscuotendo ampi consensi di critica e ricevendo innumerevoli premi e riconoscimenti pubblici. È parere comune dei critici definire la sua opera come arte mescolata ad alchimia non definibile nel tempo. Epigono della "nuova figurazione" l'attività di Franco Vasconi parte, agli inizi, da una minuziosa osservazione della natura, sia per la forma che per il colore, poi traspare un suo discorso personale che mette in rapporto le sue sensazioni interiori con l'immagine e le visualizza nelle sue opere.

 

Milano fu la tappa decisiva della conversazione di Agostino. Qui ebbe l'opportunità di ascoltare i sermoni di Ambrogio che teneva regolarmente in cattedrale, ma se le sue parole si scolpivano nel cuore di Agostino, fu la frequentazione con un anziano sacerdote, san Simpliciano, che aveva preparato Ambrogio all'episcopato, a dargli l'ispirazione giusta; il quale con fine intuito lo indirizzò a leggere i neoplatonici, perché i loro scritti suggerivano "in tutti i modi l'idea di Dio e del suo Verbo". Un successivo incontro con sant'Ambrogio, procuratogli dalla madre, segnò un altro passo verso il battesimo; fu convinto da Monica a seguire il consiglio dell'apostolo Paolo, sulla castità perfetta, che lo convinse pure a lasciare la moglie, la quale secondo la legge romana, essendo di classe inferiore, era praticamente una concubina, rimandandola in Africa e tenendo presso di sé il figlio Adeodato (ci riesce difficile ai nostri tempi comprendere questi atteggiamenti, così usuali per allora).

A casa di un amico Ponticiano, questi gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di s. Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di S. Paolo; ritornato a casa sua, Agostino disorientato si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato e mentre piangeva, avvertì una voce che gli diceva "Tolle, lege, tolle, lege" (prendi e leggi), per cui aprì a caso il libro delle Lettere di S. Paolo e lesse un brano: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14).

Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti. Nella Quaresima del 386 ritornarono a Milano per una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino, il figlio Adeodato e l'amico Alipio. Il giorno di Pasqua Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14