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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Ottocento: Bachmann MinnaPITTORI: Bachmann Minna
Sant'Agostino cardioforo allo scrittoio
BACHMANN MINNA
1880-1887
Vienna
Agostino cardioforo amante della Verità
Nato nel 1860, Minna Bachmann, pittore viennese, morì giovanissimo nel 1887.
In questa tela Bachmann ha raffigurato sant'Agostino con nella mano sinistra un cuore fiammante. Il santo è seduto davanti al suo scrittoio con un grande libro aperto. Il suo sguardo e la torsione del corpo accentuano il dinamismo della visione. Lo sguardo è rivolto verso l'alto da dove sembra giungere una luce che illumina la sua figura e dove si legge la parola Veritas, un desiderio che accompagnò tutta la sua vita.
Davanti a lui si trova un grande libro aperto su un tavolo. dove ha appoggiato il braccio destro che impugna una grande penna nera. Il santo indossa gli abiti vescovili: la mitra si trova ai suoi piedi in segno di umiltà. Il bastone pastorale è stato riposto in un cantuccio dietro il tavolo di lavoro.
Sotto la tovaglia dello scrittoio si vedono alcuni libri e delle pergamene srotolate. L'autore si è ispirato a modelli di età seicentesca.
Questo soggetto iconografico compare nel primo Quattrocento ed ha goduto di una discreta fortuna, soprattutto in ambito barocco e nel Settecento dell'Europa del nord.
Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.
Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?
AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3