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PITTORI: Balbi Filippo

Sant'Agostino, Monica, la Madonna della Cintura con i santi Nicola e Tommaso da Villanova

Sant'Agostino, Monica, la Madonna della Cintura

con i santi agostiniani Nicola e Tommaso da Villanova

 

 

FILIPPO BALBI

1844

Chiesa della Madonna della Neve a Frosinone

 

Sant'Agostino, Monica, la Madonna della Cintura con i santi Nicola e Tommaso da Villanova

 

 

 

Nel 1844 i Padri Agostiniani Scalzi, commissionarono a Filippo Balbi la realizzazione di una pala d'altare raffigurante la "Madonna della Cintura" da esporre nella chiesa della Madonna della Neve a Frosinone. Quest'opera, un olio su tela, dopo la demolizione della vecchia chiesa, è stato collocato nell'abside dell'altare maggiore. Lo schema iconografico della pala appare più ricco e complesso rispetto alle tradizionali rappresentazioni del "miracolo della cintura".

Il Balbi ha ideato l'opera proponendo uno sdoppiamento della rappresentazione dell'evento: due scene e due distinti momenti, uno più spirituale, legato al miracolo, ed uno più terreno, legato alla carità ed all'amore fraterno. L'opera, infatti, si distingue per la ricchezza della composizione e per i diversi piani prospettici che sono stati realizzati nello spazio della tela e che animano la scena della sacra rappresentazione. Nel dipinto il Bambino è stato ritratto seduto a cavalcioni sulla gamba destra di Maria; una composizione dinamica, un atteggiamento che ricorda i nostri bambini che giocano sulle ginocchia della loro mamma. Nello stesso tempo compie l'atto di donare la cintura a santa Monica: una posologia che ci mostra un volto gioioso del Bambino Gesù nel compiere il gesto di donare la cintura.

Santa Monica in ginocchio, già rappresentata con l'abito delle Agostiniane, stringe al petto il prezioso dono. Osservando il dipinto, sul lato destro rispetto alla figura della Madonna, più in basso su una sorta di sporgenza, è stata posta l'immagine di sant'Agostino genuflesso. Il Santo è stato raffigurato con i panneggi dell'uomo dotto, con la veste vescovile, intento a scrivere. Tiene il libro appoggiato sul ginocchio ed è colto nell'atto di voltarsi verso il cielo, quasi a cercare una conferma per "l'intuizione" avuta. Lo sguardo di Maria è rivolto teneramente verso il basso. Gli occhi della Madonna non sono visibili, ma l'intensità del suo sguardo è talmente forte da rendere sant' Agostino direttamente cosciente e partecipe del dono che sta ricevendo santa Monica.

Anche questa idea del Balbi appare molto originale. Normalmente Agostino scrive appoggiandosi ad in tavolo, ad una cosa solida. L'idea del Balbi suggerisce quasi un sant'Agostino colto di sorpresa, che si accovaccia per prendere appunti, adagiando il libro sul ginocchio sinistro, quasi volesse apportare, proprio in quel momento un'aggiunta alla sua "Regola". Lo sguardo diretto, fisso verso il cielo, a cercare una possibile conferma, per l'idea che improvvisamente ha maturato. In basso, a comporre la seconda parte della scena, quella che definiamo più terrena, troviamo, a sinistra di chi osserva, san Tommaso da Villanova vescovo, nato da genitori religiosi e caritatevoli dai quali ereditò uno sviscerato amore per i poveri. Sulla destra san Nicola da Tolentino, modello di generoso impegno verso la perfezione, e al centro della scena una seconda donna: una mendicante che abbraccia il figlio con una veste lacera. C'è una seconda madre con il suo bambino, che intercetta lo sguardo di san Tommaso, in atto di donarle un misericordioso e consolatorio aiuto.

La delicatezza del Balbi nell'ideare una raffigurazione scenica con due maternità, una divina che dona, una terrena che riceve. Due donne rappresentate in modo molto diverso, ma anche molto simile. Tralasciando l'esigenza artistica di distinguere le due figure, crediamo sia più interessante soffermarci sulle similitudini: entrambe abbracciano un bambino, il panneggio delle due donne, sostanzialmente è stato dipinto con gli stessi colori. Nella composizione delle figure il copricapo di Maria assume lo stesso tratto della velatura che copre la testa della donna.

In ultimo, l'intensità e la fierezza dello sguardo di entrambe. La bellezza di questa tela è proprio rappresentata dai gesti caritatevoli che contiene. Un angelo sorregge il pastorale, sottolineando la regalità all'interno della Chiesa di Tommaso, arcivescovo di Valencia, che si distinse per la sua incessante azione nei confronti del popolo, al quale dedicava cure spirituali e materiali. Un vescovo che assistette sempre i bisognosi e seppe creare un brefotrofio all'interno del palazzo vescovile e che si occupò molto della pastorale giovanile. In basso a destra, un giglio e un libro completano la figura di san Nicola. Il giglio sottolinea la mitezza, l'ingenua semplicità e la dedizione per la verginità che non tradì mai, custodendola con la preghiera e la mortificazione. Il libro ribadisce la sua grande dote di predicatore che svolse quotidianamente per 30 anni della sua vita, nell'incessante opera di evangelizzatore.

(Commento predisposto dalla Commissione Culturale V. Papetti)

 

Gran parte della produzione artistica di Filippo Balbi (Napoli, 1806 - Alatri 1890) è conservata nella Certosa di Trisulti a Collepardo. Figlio di uno scultore, compì gli studi nell'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove ebbe come maestro Costanzo Angelini, che nel 1840 lo spinse, dopo alcuni lavori a Napoli e ad Ischia, ad approfondire gli studi a Roma nel Pensionato borbonico di Palazzo Farnese. Qui consolidò la propria formazione di stampo accademico legata al Purismo. Nel 1844 realizzò la pala raffigurante una Madonna della Cintura per il Convento della Madonna della Neve di Frosinone. Le sue posizioni politiche, fortemente conservatrici, ne provocano tuttavia una sostanziale emarginazione negli ambienti artistici della città papale, in particolare durante la Repubblica Romana; perciò il ritorno di Pio IX si rivelò per lui molto positivo, grazie al rapporto di amicizia che instaurò con il Papa, il quale gli commissionò lavori per importanti chiese quali Santa Maria sopra Minerva, San Paolo fuori le Mura, Santa Maria degli Angeli. A ciò si aggiungono una serie di opere di committenza privata, soprattutto nature morte e soggetti zoomorfi.