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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Ottocento: Silverio CapparoniPITTORI: Silverio Capparoni
Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
CAPPARONI SILVERIO
1862-1863
Roma, chiesa di san Giacomo in Augusta
Agostino vescovo e Dottore della Chiesa
La volta ellittica di san Giacomo è stata dipinta da Silverio Capparoni (1831-1907) e nel suo complesso raffigura la Gloria di san Giacomo. Vi sono raffigurati i quattro Dottori della Chiesa, fra cui Agostino. Questo affresco costituisce il primo lavoro che gli venne affidato. Capparoni lo ha realizzato tra il 1862 e il 1863 nella volta ellittica della chiesa di San Giacomo in Augusta. L'opera al suo tempo riscosse ben pochi consensi e molte critiche. La chiesa in quel periodo venne completamente ritinteggiata e rivestita di nuovi decori.
Questo affresco, come gli altri suoi primi lavori, è legato alle campagne di restauro e di rinnovamento delle chiese di Roma che furono promosse sotto il pontificato di papa Pio IX. I quattro Dottori della Chiesa sono impegnati in una discussione e a scrivere. Tutti sono rivestiti della loro dignità episcopale, cardinalizia e papale.
La chiesa di San Giacomo in Augusta è posta nel rione Campo Marzio, annessa all'ospedale omonimo, noto anche come "San Giacomo degli Incurabili. La struttura primitiva era costituita da una piccola cappella dedicata a San Giacomo apostolo costruita dalla famiglia Colonna nell'anno 1347, pochi anni dopo la fondazione dell'Ospedale di San Giacomo in Augusta. Vicino al Mausoleo di Augusto, fu elevato ad Arcispedale nel 1515 da papa Leone X. Qui fu curato san Camillo de Lellis, che poi vi fondò l'ordine dei Camillani, dedito alla cura degli infermi. Nel 1579 l'ospedale fu completamente ricostruito ad opera del cardinale Anton Maria Salviati, che nel 1592 iniziò anche la totale ricostruzione della chiesa di san Giacomo in forme rinascimentali.
L'interno è a pianta ellittica con tre cappelle su ciascun lato. L'altare maggiore è opera di Carlo Maderno, eretto con marmi provenienti dal vicino Mausoleo di Augusto, mentre la pala d'altare è opera di Francesco Grandi (1831-1891) e rappresenta la Santissima Trinità.
Nella cappella della Madonna dei Miracoli si nota un'immagine sacra del secolo XV a cui fu attribuito un miracolo che dette origine alla chiesa di Santa Maria dei Miracoli in piazza del Popolo. Nella terza cappella sono visibili "il battesimo di Gesù" di Domenico Cresti, detto il Passignano, l'Ultima cena di Giovanni Battista Ricci, La storia di Melchisedec e la Storia della Manna nel Deserto dipinti da Vespasiano Strada.
Una descrizione della chiesa del 1773 testimonia che "Questa chiesa fu fondata dal cardinal Pietro Colonna col contiguo spedale circa all'anno 1339, e Niccolò V poi la concedè alla Compagnia di mapp. Nel 1600 il cardinale Antonio Maria Salviati Fiorentino, Protettore di detta Compagnia, rinnovò da' fondamenti la chiesa, e la dotò di bonissime entrate. Il disegno è di Francesco Ricciarelli da Volterra, al quale, per causa di morte, succedè Carlo Maderno, che proseguì sì bella fabbrica, e la ridusse a perfezione con la facciata. Nell'altare della prima cappella a mano destra è dipinta la Resurrezione di nostro Signore dal cavalier Roncalli. Nella seconda cappella è l'immagine di Maria, e il bassorilievo di marmo, che rappresenta san Francesco di Paola in atto di venerare questa immagine, è di M. le Gros; e i due quadri laterali son di Giuseppe Passeri. Gli altri ornati di stucco sono dello stesso M. le Gros. Nella terza cappella il s. Gio: Batista, che battezza nostro Signore, è del cavalier Passignano. La cena del medesimo con gli Apostoli, nel quadro dell'altar maggiore, e nella volta un Dio Padre grande con puttini a fresco è opera di Gio: Batista Novara, fattali fare dal cardinal Salviati. L'istoria di Melchisedec, che diede il pane benedetto ad Abramo, con altre figure dipinte dalla banda destra del medesimo altare, sono di Vespasiano Strada; e quel della manna nel deserto, con sopra due Santi, e nella volta gli Angioli, è del Nappi. Nella cappella de' signori Graziani, dall'altro lato della chiesa, è dipinta con bell'invenzione la Natività di Gesù con li pastori da Antiveduto Gramatica. La statua di s. Giacomo in quella, che segue, è scultura d'Ipolito Buzi da Vigù. Nell'ultima cappella il s. Giacomo dipinto in piedi, che guarda Maria Vergine in Cielo, con puttini, e da basso una donna inginocchioni, che è la signora Virginia Tolfia, fondatrice di questa cappella, è di Francesco Zucchi."
Silverio Capparoni
Nato a Roma nel 1831 era figlio di Angela Antonelli e del pittore e incisore Giuseppe (1800-1879). Apparteneva a una famiglia romana di artisti legata alla Curia. Suo nonno Gaspare (1761-1808) fu un valente scultore e incisore di gemme. Silverio Capparoni si formò alla scuola di Francesco Podesti e le sue opere hanno prevalentemente un soggetto sacro, nel rispetto delle committenze e del gusto della sua epoca. Nel 1888 ebbe l'incarico di dipingere nella cripta della cappella del Seminario delle missioni straniere a Parigi, gli altari laterali e l'altare maggiore.
Tra il 1889 e il 1890 ricevette l'incarico di decorare la chiesa dell'Immacolata Concezione, costruita nel 1888 e annessa al Collegio pio latino americano nel quartiere Prati. Oltre a soggetti sacri, probabilmente dipinse anche scene di vita romana. Un quadro del Museo di Roma dal titolo "Somarelli al pozzo" testimonia questa sua attività quasi sconosciuta dove emerge il gusto del paesaggio e del bozzetto cari alla pittura romana dell'Ottocento.