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Sant'Agostino vescovo e cardioforo
CIPICCHIA PIO
1824
Roma, Le veglie di sant'Agostino vescovo di Ippona
Sant'Agostino vescovo e cardioforo
L'immagine è tratta da una edizione di un fortunato libro di meditazione dal titolo "Le veglie di sant'Agostino vescovo di Ippona" del sacerdote Giovanni Domenico Giulio Canonico della Cattedrale di Susa in Piemonte. L'edizione in questione è la quarta riveduta e corretta dall'autore, pubblicata a Roma nel 1824 presso Pio Cipicchia Stampatore-Librajo in Piazza di Sciarra n. 323.
La stampa riproduce un sant'Agostino in piedi, vestito da vescovo, con la mitra in testa e nel braccio destro una penna. Davanti a lui due angioletti tengono aperto un libro dove il santo sta per accingersi a scrivere. Nella mano sinistra Agostino regge un cuore fiammante che alza verso l'alto con il braccio.
Dal'alto una fascio di luce, in cui volteggia la colomba dello Spirito Santo, colpisce ed illumina il suo volto, segno premonitore della ispirazione divina che lo conduce per mano quando scrive le sue opere.
Sotto i suoi piedi Agostino schiaccia un libro che simbolicamente vuole indicare la sua forza nello sradicare le eresie.
Alle sue spalle una donna raggiata e luminosa, che potrebbe indicare la Chiesa, sorregge e si appoggia alla croce: guarda con intensità di sguardo Agostino all'opera, contenta della sua azione salvifica a favore degli gli uomini e dei cristiani.
Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.
Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?
AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3