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Allegoria di Sant'Agostino come Maestro dell'Ordine
DOMENICHINI GIROLAMO
1870-1880
Ferrara, Pinacoteca Nazionale
Allegoria di Sant'Agostino come Maestro dell'Ordine
Acquerello di Girolamo Domenichini tratto dall'affresco di Serafino de' Serafini dipinto per la chiesa di sant'Andrea a Ferrara. L'opera risale a poco prima il distacco dell'originale dalla parete della cappella di S. Dorotea. L'iconografia del soggetto ripropone in maniera quasi identica una miniatura di Niccolò da Bologna.
Nella fascia superiore è rappresentato Sant'Agostino in cattedra, che sovrasta i dottori della Chiesa (a destra del Santo, sormontati da una doppia ruota, simbolo della Teologia) e i filosofi pagani (alla sua sinistra, sormontati dal sistema planetario, simbolo della filosofia. si riconoscono Aristotele, Platone, Seneca, Socrate). Nella fascia mediana le sette Virtù in trono schiacciano i corrispondenti Vizi capitali, rappresentati da figure rannicchiate e schiacciate.
La fascia inferiore raffigurava le sette Arti liberali con i loro migliori rappresentanti, ma ora ne restano pochi lacerti. La grande figura centrale di Agostino monopolizza la vista: seduto in trono il santo, vestito da vescovo, ha le braccia aperte, quasi volesse accogliere chi sta guardando. In mano tiene due rotoli scritti fittamente: potrebbero riportare la sua Regola.
La scena rappresenta un riconoscimento alla grandezza di Agostino e della sua vita, che si ispira al passo di Timoteo: "Non coronabitur nisi qui legitime certaverit." Tre corone sono solitamente utilizzate per esprimere la gloria del santo, il cui significato è da riconoscere in tre simboli: la verginità, la scienza e il martirio.
L'episodio riprende passi della Epistola XVIII ad Cyrillum Jerosolymitanum episcopum dello Pseudo Agostino.
Girolamo Domenichini
Nasce a Ferrara nel 1812 dove apprende dal padre i primi rudimenti del disegno, prima di passare a Firenze e poi a Roma. Verso il 1836 ritorna a Ferrara dove inizia la sua attività dipingendo La carcerazione della Parisina per il Municipio di Ferrara, Municipio. Nel 1843, col padre Gaetano e con Migliari, lavora alla decorazione del soffitto della chiesa del Gesù. Fra il 1840 e il 1845 esegue le tempere delle Storie di Parisina e infine subito dopo dipinge il sipario del teatro Bonaccossi, con la raffigurazione dello Sbarco di Alfonso d'Este dopo la vittoria del 1509 presso Francolino. Dal 1850 deve quindi far fronte a numerose commissioni, che lo rendono celebre. Domenichini si mostra rapido nella pennellata, eclettico ed intelligente nel rielaborare motivi e linguaggi. Con singolare capacità narrativa si dedicò ai soggetti storici legati alle scene di vita estense. Oltre che alla "scuola storica" romantica, il Domenichini appartiene a quella che è stata chiamata "generazione teatrale" per la attività svolta in vari teatri.
Dopo la metà del secolo, Domenichini si accosta ai modi Pagliarini, schiarisce la propria gamma tonale e dedica maggiore attenzione alle figure dipinte.