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Agostino e il De Baptismo contra Donatistas libri septem
MAESTRO FERRARESE
1850-1880
Ferrara, Cattedrale di san Giorgio
Agostino e il De Baptismo contra Donatistas libri septem
L'immagine che raffigura Agostino è incorniciata accuratamente su un pilone all'entrata della cattedrale di Ferrara. Sotto il dipinto una scritta ricorda il santo con le parole "S. AUGUST.E".
Il santo è comunque riconoscibile anche grazie al libro che regge fra le mani, il cui titolo "De Baptismo (contra Donatistas) libri septem" costituisce una delle sue opere fondamentali nella controversia contro l'ideologia ariana.
Il santo indossa i paramenti episcopali con in testa una mitra elegante circondata dal nimbo dei santi.
Il suo volto ha un aspetto ancora giovanile, dallo sguardo intenso e con una folta barba che gli copre le guance.
Agostino affrontò il donatismo poco dopo essere stato ordinato sacerdote nel 391. Il suo celebre salmo o Abecedarium contro i donatisti fu composto con l'intento di far conoscere al popolo le argomentazioni di Ottato. Agostino sosteneva che la setta era stata fondata da traditores, condannata dal papa e dal sinodo, si trovava in uno stato di separazione dal mondo costituiva motivo di divisioni, violenza e spargimenti di sangue. Quanto Agostino divenne vescovo nel 395, ebbe l'occasione di incontrare alcuni membri importanti fra i donatisti.
Nel 400 scrisse i tre libri contro una lettera di Parmeniano, dove confuta le sue calunnie e le sue argomentazioni sulle Scritture. Più importanti, tuttavia, si rivelarono i sette libri sul battesimo, dove, seguendo la traccia di Ottato, afferma che l'effetto del sacramento è indipendente dalla santità del ministro. Il principale oppositore donatista del suo tempo era Petiliano, vescovo di Costantina, un successore del traditor Silvano. Agostino scrisse ancora due libri in risposta a una sua lettera contro la Chiesa. Ne aggiunse un terzo per rispondere ad un'altra lettera dove veniva attaccato personalmente da Petiliano. Prima di quest'ultimo libro pubblicò il De Unitate Ecclesiae verso l'anno 403. A queste opere devono essere aggiunti alcuni sermoni e varie lettere che costituiscono dei veri e propri trattati.
La cattedrale di San Giorgio Martire sorge al centro della città, di fronte al Palazzo Comunale e a fianco della antica Piazza delle Erbe. La struttura è vicina al Castello Estense ed è collegata al Palazzo Arcivescovile grazie a una volta coperta. Nella cattedrale è sepolto papa Urbano III.
Fu costruita con il contributo di Guglielmo II Adelardi e del principe Federico Giocoli, che nel 1135 ne finanziò l'edificazione su concessione dell'antipapa Anacleto II. La nuova costruzione doveva sostituire la precedente chiesa-cattedrale di San Giorgio, che sorgeva sulla riva destra del Po di Volano, oltre la cinta muraria, nell'area dove si era sviluppato il primo nucleo di Ferrara. La cattedrale fu consacrata nel 1135. Lo stile romanico del progetto iniziale è ancora riconoscibile nella facciata. Solo tra il 1451 e il 1493 si riuscì a erigere il campanile su progetto di Leon Battista Alberti, che tuttavia non fu mai portato a termine.
L'interno attualmente è modellato in stile barocco e si presenta a tre navate con un triplice transetto. L'altare maggiore, opera di Celio Tirini, uno scultore veneziano residente a Ravenna, venne consacrato nel 1728. Tirini vi reimpiegò marmi provenienti da edifici di Ravenna, per la maggior parte provenienti dalle rovine del Palazzo del Re Teodorico.