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PITTORI: Galizzi Luigi

Sant'Agostino e il De Civitate Dei

Sant'Agostino e il De Civitate Dei

 

 

GALIZZI LUIGI

1889

Bergamo, Seminario Arcivescovile Giovanni XXXIII

 

Sant'Agostino e il De Civitate Dei

 

 

 

Luigi Galizzi dipinse sul finire dell'Ottocento questo sant'Agostino ispirato che scrive una delle sue opere più famose, "Il De Civitate Dei". La pittura costituisce una decorazione delle specchiature del tiburio della chiesa del Seminario Maggiore di Bergamo dedicato a Giovanni XXIII.

Il santo è ritto in piedi con in mano una penna d'oca che sta per scrivere su un foglio di una enorme libro che è tenuto in mano da un angelo inginocchiato. Silla copertina rossa si legge scritta in caratteri dorati la dicitura "De Civitate Dei".

Con la mano sinistra sembra additare una città che compare oltre l'orizzonte, in mezzo alle nuvole del cielo. Il suo corpo, la sua testa sono completamente assorbiti e tesi verso questa visione. Il santo è vestito da vescovo e porta in testa la mitra, ma gli altri attributi episcopali stanno fra le mani di due angioletti che portano il bastone pastorale e il libro delle sacre scritture. il viso del santo è piuttosto giovanile, con una folta barba e pizzo rossastro. la scena ha una propria aulicità ediscreta vivacità espositiva.

 

 

Galizzi Luigi

Figlio di Giovanni Battista e di Santa Colleoni, nacque nel 1838 a Ponte San Pietro. Nel 1850 partecipò al concorso per l'ammissione all'Accademia Carrara di Bergamo, che frequentò fino al 1871 ricevendo numerosi riconoscimenti. Nel 1867 dipinse l'Annunciazione, la Visitazione e gli Angeli che spargono fiori nella chiesa di S. Maria Immacolata delle Grazie. A questo stesso anno va riferito il restauro degli affreschi nella prefettura cittadina. Nel 1870 sposò la venticinquenne Selene Scuri, figlia del suo maestro, che fu a sua volta pittrice, almeno fino al matrimonio. I due ebbero sei figli, tre dei quali Carlo, Camillo e Giovanni Battista, diventarono pittori. Al 1870 risalgono gli affreschi nella parrocchiale di Vercurago. Oltre a restauratore e pittore di soggetti di arte sacra, Galizzi fu anche ritrattista. Per la chiesa di Chiari, nel Bresciano, dipinse due grandi lunette a olio su tela, raffiguranti S. Luigi Gonzaga che riconcilia il fratello Rodolfo con il cugino Vincenzo, duca di Mantova (1874) e S. Luigi Gonzaga che soccorre un appestato a Roma (1875). Nel 1875 realizzò dipinti a tempera  per l'oratorio di Calusco d'Adda e tre affreschi a Osio Sotto. Nel 1876 eseguì estese pitture ad affresco nella chiesa di Maria Vergine a Calusco d'Adda, che si protrassero fino al 1884, e furono assai apprezzate dalla critica per l'uso di una scala monumentale. L'intero ciclo dimostra il definitivo approdo di Galizzi a una propria visione della pittura all'interno del dibattito contemporaneo sull'arte. Nel 1882 affrescò la cappella di S. Giuseppe nella parrocchiale di Gazzaniga e lavorò a Levate; l'anno seguente affrescò le volte della parrocchiale di Rosciano e dipinse una Gloria di san Giacomo a Crema, una Madonna ad Azzano, un Transito di san Giuseppe per la chiesa di S. Alessandro della Croce a Bergamo. Nel 1885 eseguì affreschi (Vita di s. Biagio; S. Giuseppe) per la parrocchiale di Milzano; nel 1886 lavorò ad Azzano e a Calusco d'Adda; l'anno successivo a Longuelo e a Sorisole. Nel 1889 affrescò la volta del presbiterio della parrocchiale di Osio Sotto, e alcune lesene in quella di Chiari. Tornò a dipingere nel santuario della Madonna dei Campi a Stezzano e nella chiesa del seminario di Bergamo (Dottori della Chiesa nella cupola). Galizzi fu attivo nelle chiese della provincia bergamasca e, sul finire del secolo, fu impegnato, nella decorazione della cupola della chiesa di S. Lazzaro negli affreschi per la chiesa di Gottolengo; nei restauri degli affreschi secenteschi che si trovano nell'abside e nel presbiterio della chiesa di S. Siro a Soresina. Galizzi morì a Bergamo nel 1902.