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PITTORI: Hertel e Lersch

Sno

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

con il Bambino sulla spiaggia

 

 

HERTEL e LERSCH

1895

Hilden, chiesa di san Giacomo

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa con il Bambino sulla spiaggia

 

 

 

Questa bella immagine di sant'Agostino si trova sulla cornice inferiore di una finestra a vetro della chiesa di san Giacomo a Hilden, che raffigura un più ampio soggetto della Incoronazione della Vergine.

In pedice all'immagine del santo troviamo la scritta: DOMINUM CONFITEMUR.

Il santo è raffigurato con nella mano destra una penna e nella sinistra un libro aperto con il bastone pastorale. Agostino porta in testa una elegante mitra, riccamente decorata. Il volto del santo è espressivo e rivela una forte tendenza alla interiorizzazione: una foltissima barba gli copre le gote e scende fino al petto. Ai suoi piedi un bambino che sta giocando con l'acqua versandola in una buca ci ricorda che il soggetto della scena è la Trinità e l'episodio narrato iconograficamente si riferisce alla ricerca del mistero della Trinità da parte di Agostino.

Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.

Ma come poi tutto ciò fu collegato ad Agostino ? Due possono essere le spiegazioni: primo che necessitava un protagonista alla storia stessa e Agostino era l'uomo adatto in quanto era considerato un sommo teologo. La seconda spiegazione sta nella diffusione del testo di un apocrifo in cui san Gerolamo (come è stato anticipato all'inizio) discute con Agostino sulle capacità umane di comprendere il mistero divino. In ogni caso la prima volta che si incontra questa leggenda applicata ad Agostino corre nell'anno 1263. In margine va ricordata la disputa sul luogo dove si sarebbe svolto l'incontro tra Agostino e Gesù Bambino: sulla spiaggia di Civitavecchia o di Ippona ? Gli Eremitani e i Canonici si batterono a lungo sul tema, soprattutto perché ciascuno sosteneva che Agostino era stato il vero fondatore del loro Ordine religioso.

 

L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.

"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.

 

La chiesa gotica di san Giacomo è stata parzialmente sostituita dall'attuale nel 1872-1882. L'ideazione del nuovo edificio è opera dell'architetto Münster Rincklake (1843-1915), mentre la direzione dei lavori è stata condotta dal frate francescano Pasquale, nato Theodor Gratze (1819-1896). La chiesa fu officiata dai monaci premostratensi, di regola agostiniana.

La chiesa è caratterizzata dalle vetrate tardo gotiche con finestre ad arco. Le finestre del coro e della navata progettate ed eseguite nel 1895-1902 dalla Royal Saxon Hofglasmalerei Hertel & Lersch, di Dusseldorf.

La finestra nella cappella della Madonna è stata realizzata solo dopo il 1946. Dal 1992 al 1998, le finestre sono state restaurate dai laboratori per pittura su vetro Hein Derix in Kevelaer.

Le due finestre situate nella cappella di Maria dietro l'altare Madonna con la Pietà, raffigurano vari santi. Quella di sinistra propone santa Elisabetta di Turingia, che sta distribuendo pane agli affamati. Le scene inferiori della finestra mostrano Elisabetta sul letto di morte e poi il suo funerale. Nel riquadro di destra, Maria è con san Domenico. I riquadri inferiori mostrano l'Annunciazione a Maria e Maria che visita Elisabetta. La finestra principale del coro illustra episodi della vita di Gesù Cristo, fra cui, a sinistra la crocifissione di Cristo. Tra i Dottori della Chiesa troviamo Ambrogio e san  Gregorio. La finestra successiva mostra la nascita di Cristo e in pedice gli evangelisti Matteo e Giovanni. La finestra centrale del coro principale, è dedicata al Cuore di Gesù. Nella parte inferiore della finestra ci sono i due santi patroni della chiesa, Giacomo Elder e Antonio da Padova. Nel fondo della finestra vediamo gli evangelisti Luca e Marco. L'ultima finestra del coro principale ha come tema principale la Incoronazione della Vergine ed è un dono del pastore Robert Schmitz. Nei segmenti inferiori di questa finestra sono ancora leggibili i Dottori della Chiesa fra cui Agostino. Nelle immagini sottostanti, riscontriamo il fidanzamento di Maria e di Giuseppe, e la fuga in Egitto. La finestra a destra rammenta la morte di Giuseppe e nelle parti inferiori l'immagine della Sacra Famiglia sulla strada per Gerusalemme e il recupero del dodicenne Gesù nel tempio di Gerusalemme.