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PITTORI: Maestro di Lanciano

Agostino e il De Trinitate

Agostino e il De Trinitate

 

 

MAESTRO DI LANCIANO

1820-1825

Lanciano, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino e il De Trinitate

 

 

 

Sul lato destro della navata si apre la vasta cappella dei Santi Simone e Giuda Taddeo le cui reliquie furono trafugate dai lancianesi nell'omonima chiesa di Venezia nel 1439. Alla sommità della cupola si osservano alcuni dipinti e vetrate, fra cui questa che propone nel tondo centrale la figura a mezzo busto di Agostino che regge con la mano destra un cuore fiammante e il libro De Trinitate. Con la mano sinistra impugna il bastone pastorale. In testa porta la mitra episcopale mentre un raggio di luce illumina il suo volto. Un'aureola propria dei santi gli cinge la testa e corona la sobrietà dell'espressione del suo viso. Una folta barba gli copre il mento ed esalta la vivacità del suo sguardo.

Il libro porta il titolo De Trinitate invertito alla vista da sotto la cupola. Si tratta della celebrazione di una delle opere più importanti e famose del santo. In quest'opera Agostino è stato il primo teologo latino ad avere affrontato in maniera rigorosa e sistematica il tema della Trinità, di natura squisitamente teologica e pertanto particolarmente astratto. Le sue radici sono nello stesso Nuovo Testamento dove, con Pietro e soprattutto Paolo, si fa del Cristo una persona divino-umana, e dove si fa del dio ebraico l'unico padre del Cristo, per cui questi gli diventa figlio unigenito. Nello stesso vangelo di Giovanni, si parla dello Spirito come di un "consolatore" mandato agli uomini in attesa della fine dei tempi.

Il De Trinitate è un testo fondamentale di Agostino che fu iniziato nel 399 e pubblicato nel 419. Agostino non era il primo in Occidente a scrivere su questo tema: già l'avevano fatto, seppure in modo frammentario, Tertulliano, Ilario e Ambrogio di Milano che hanno sicuramente influenzato la sua teologia. Ma è soprattutto Plotino, col suo neoplatonismo, a costituire un punto di riferimento privilegiato. Agostino lesse anche le opere trinitarie di Atanasio, Basilio, Gregorio Nazianzeno, Epifanio, Didimo il Cieco, ma non sembra che questi padri del mondo greco o orientale abbiano influito molto sul suo pensiero.

Il De Trinitate prende le mosse polemizzando con gli ariani, gli eunomiani e i sabelliani. Lo scopo infatti è quello di dimostrare che la Trinità è il solo unico vero Dio in tre persone. Il procedere speculativo di Agostino è di tipo astratto-concreto-astratto. Egli cioè parte dall'unità o unicità di Dio, considerata come un'idea ormai consolidata dopo che la polemica contro i politeisti è finita da un pezzo, per porre solo successivamente la pluralità delle tre persone, concludendo infine con le loro opposizioni di relazione. L'unità della divinità in tre ipostasi è garantita dall'unità della sostanza. La diversità delle persone, cioè della loro identità, è per così dire assorbita dalla loro unità.

La figura dello Spirito, a differenza di tutta la teologia ortodossa, non viene colta nel suo spessore ontologico, di diversità rispetto alla figura del figlio, ma solo nella sua funzione fenomenica, strumentale. Lo Spirito è in funzione del principio di autorità, che viene equamente condiviso dal padre e dal figlio. Agostino infatti chiama "amans" il padre, "amatus" il figlio e "amor" lo spirito, cioè dà a quest'ultimo un appellativo astratto, e la sostanza dello Spirito non viene concepita come in sé, ma come dal tutto derivata. Lo spirito dipende completamente e dal padre e dal figlio. La teologia trinitaria agostiniana  influenzerà il modo occidentale di pensare sulla processione dello Spirito, portandolo a rompere definitivamente con la teologia bizantina. L'occidente s'impadronirà del filioquismo in modo spontaneo, senza reagire minimamente a questa che gli ortodossi hanno sempre considerato un'eresia.

Attorno al medaglione centrale si sviluppano a cornice vari riquadri anche di maggiori dimensioni, dove trovano posto raffigurazìoni di angeli, motivi vegetali ornamentali e una vista della città di Lanciano.

 

L'interno di S. Agostino venne completamente rimaneggiato nel 1827, e gli affreschi delle pareti furono coperti di stucco, perché le antiche pitture apparivano "annegrite dal tempo".

Gli stuccatori Gerolamo Rizza e Carlo Piazzoli nella prima metà del Settecento abbellirono gli interni. Allievi dello stuccatore lombardo Giovan Battista Gianni, attivo in Abruzzo e a Penne, realizzarono decorazioni geometriche presso le cornici delle cappelle laterali, con due putti alati che suonano le trombe e motivi che riguardano i simboli della Chiesa. Le decorazioni si estendono anche alla volta centrale a crociera, entro le cui cornici sono affrescate scene della vita di Sant'Agostino.