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PITTORI: Maestro di Maxent

Estasi di Ostia

Estasi di Ostia

 

 

MAESTRO DI MAXENT

1896

Maxent, chiesa di san Maxent

 

Estasi di Ostia

 

 

 

Fra le molteplici vetrate che abbelliscono la chiesa di Saint-Maxent a Maxent, si trova questa raffigurazione di Agostino e Monica, che riproduce stilizzato il celebre quadro di Ary Scheffer.

La famiglia di Calan-Poulpiquet du Halgouët, proprietaria del Domaine des Hayes ai tempi della costruzione della nuova chiesa, fu la principale donatrice di mobili e vetrate.

La famiglia Poulpiquet è una famiglia della nobiltà francese, originaria del Plouzané nel Finistère in Bretagna. La sua filiazione è stata seguita dal 1395 e fu mantenuta nobile nel 1668 a Rennes.

Agostino, dall'aspetto giovanile, e Monica hanno lo sguardo rivolto verso l'alto, come se stessero osservando o ammirando qualche cosa di straordinario e di affascinante.

Alcune delle pagine più belle delle Confessioni sono dedicate da Agostino al commosso ricordo della madre Monica. In particolare, è rimasto famoso l'episodio della cosiddetta "estasi di Ostia", un'esperienza mistica che i due ebbero a Ostia Tiberina nel 387, a breve distanza dal battesimo di Agostino e pochi giorni prima dell'ultima malattia di Monica. Risalendo di contemplazione in contemplazione dalle cose create alla divina Sapienza creatrice, madre e figlio pregustano la gioia del paradiso. Nel viaggio di ritorno da Milano dopo il 387 Agostino e Monica soggiornarono a Ostia in attesa di potersi imbarcare per l'Africa. In questa città Monica trovò la morte, ma prima di morire Agostino ricorda un fatto curioso che li vide protagonisti: un'estasi platonica.

E' il momento dell'estasi di Ostia, che i due ebbero poco prima della morte di Monica. Conversavamo - scrive Agostino - soli con grande dolcezza. Dimentichi delle cose passate e protesi verso quelle che stanno innanzi, cercavamo fra noi, alla presenza della verità, che sei tu, quale sarebbe stata la vita eterna dei santi, che occhio non vede, orecchio non udì, né sorse in cuore d'uomo. Aprivamo avidamente la bocca del cuore al getto della tua fonte della vita per esserne irrorati.

Sotto la scritta saint Augustin troviamo l'arma araldica del legame (1870) fra Henri Le Mintier di Saint-André e Berthe Augustine Marie de Poulpiquet du Halgouët sotto una corona da marchese, da dove si sviluppa un cordone da vedova (sua madre Bathilde Poulpiquet du Halgouët, nata Colin de la Biochaye, vedova dal 1862).

 

La chiesa attuale fu costruita da Arthur Regnault tra il 1893 e il 1896, accanto al perimetro della vecchia chiesa. Per questo imponente edificio utilizzò materiali adatti ad assicurare una generosa policromia.

Il progetto, inizialmente impopolare, ha faticato a realizzarsi, poiché il suo stile differiva dalla sensibilità comune di quell'epoca. L'arcivescovo diede comunque il suo assenso, tuttavia il forte impegno economico impose il rinvio della costruzione della sagrestia e del campanile. Quest'ultimo fu realizzato solo nel 1962.

Il piano originale della chiesa aveva come modello la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco a Costantinopoli (527). La copertura assicura uno specifico carattere all'edificio, semplice e monumentale.