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PITTORI: Maestro messicano

Agostino cardioforo allo scrittoio

Agostino cardioforo allo scrittoio

 

 

MAESTRO MESSICANO

1850-1870

Collezione Privata

 

Agostino cardioforo allo scrittoio

 

 

 

La tela raffigura sant'Agostino d'Ippona. Il dipinto ad olio è stato eseguito nel XIX secolo da un ignoto pittore messicano. La scena, le cui dimensioni reali sono 41x28 cm, raffigura il santo allo scrittoio nel suo studio mentre sta scrivendo una delle sue opere, probabilmente la Città di Dio. Nella mano sinistra regge un cuore fiammante, mentre con la destra impugna una penna d'oca.

Agostino è seduto su una seggiola comodo e di grandi dimensioni, mentre alle sue spalle si può osservare un grande crocifisso e le insegne episcopali, deposte in segno di umiltà di fronte al mistero divino. il volto del santo ha lo sguardo rivolto verso l'alto, quasi attendesse l'ispirazione per poter scrivere. Il suo aspetto evidenzia una espressione che indica una grande fiducia. Il volto ha un aspetto maturo con una folta barba e capelli ormai grigiastri.

L'autore dell'opera è sconosciuto, ma appartiene alla scuola ottocentesca messicana. Lo stile non è particolarmente ricco di contenuti, tuttavia nel suo insieme la rappresentazione, per quanto semplice, risulta complessivamente gradevole.

 

Nel libro nono delle Confessioni Agostino si esprime con queste parole: sagittaveras tu cor meum charitate tua, hai ferito il mio cuore - ricorda Agostino - con il tuo amore. Esse esprimono in forma poetica il grande amore che Agostino aveva per Dio. Un amore così grande da essere rappresentato simbolicamente con un cuore fiammante trafitto da una freccia. Questo tipo di rappresentazione godrà di grandissima fortuna iconografica dal 1600 in poi, tanto da essere un punto fermo nel logo che lo stesso Ordine Agostiniano adotterà per il suo Stemma Ufficiale. Il cuore è l'elemento caratteristico di questo tema iconografico: Agostino lo tiene in mano, talvolta è attraversato da una freccia, o anche viene offerto al Signore.

 

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3