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Battesimo di sant'Agostino
MORALI ANTONIO
1800-1824
Vedeseta, chiesa di S. Antonio Abate
Battesimo di sant'Agostino
Questo dipinto è opera di Antonio Morali che lo dipinse agli inizi dell'Ottocento nella chiesa parrocchiale di Vedeseta. L'opera ritrae sant'Ambrogio mentre sta per battezzare sant'Agostino. Dipinto con la tecnica a olio su tela, il soggetto del quadro raffigura una scena importante nella vita di sant'Agostino.
Agostino è inginocchiato davanti al battistero, in atto di profonda contrizione ed in umile preghiera. Indossa una tunica nera, ha l'aspetto ancora giovanile, con una folta barba nera che gli copre il viso. Anche i capelli sono neri. Il suo sguardo è rivolto verso l'alto alla ricerca della presenza divina all'episodio che lo vede protagonista.
Ambrogio, ritto in piedi, con tutti i suoi paramenti vescovili, regge con la sinistra il bastone pastorale. Con la destra ha in mano un mestolo per raccogliere acqua dal battistero e versarla sul capo del catecumeno Agostino.
Due giovani chierici assistono poco discosti la scena e reggono fra le mani le ampolle con l'olio sacro. Una cattedra di pregio sta dietro sant'Ambrogio: tutta la scena si svolge al coperto all'interno di una chiesa di cui si intravedono una colonna ed un'apertura verso la campagna.
Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti. Nella Quaresima del 386 ritornarono a Milano per una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino seguì con il figlio Adeodato e l'amico Alipio. Il giorno di Pasqua Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.
Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.
AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14