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PITTORI: Morelli Domenico

Sant'Agostino, sant'Antonio abate e la Vergine in trono

Sant'Agostino, sant'Antonio abate e la Vergine in trono

 

 

MORELLI DOMENICO

1872

Corigliano Calabro, Cappella di sant'Agostino

 

Sant'Agostino, sant'Antonio abate e la Vergine in trono

 

 

 

La cappella di sant'Agostino venne costruita nel 1650 dal Barone Giacomo Saluzzo e patrocinata dal figlio Agostino, primo duca di Corigliano. Per realizzare la cappella si utilizzò lo spazio di una delle quattro torri del castello. Una statua a mezzo busto di marmo bianco di sant'Agostino, inserita in una nicchia, è collocata sulla posta d'ingresso, che si affaccia sul prospiciente Piazzale delle Armi. Da privata la cappella fu trasformata in chiesa aperta al culto pubblico nel 1655 con un proprio cappellano.

Prima di giungere alla cappella vera e propria bisogna percorrere un corridoio. Qui in un'ampia camera si trova un piccolo altare in legno, in stile gotico, che venne fatto costruire in memoria di Gerardino Compagna, morto per una grave malattia in età precoce. La cappella ha una forma a ottagono sia per motivi teologici sia per ragioni architettoniche, in quanto si adatta meglio alla forma circolare della torre. Nell'Ottocento il barone Luigi Compagna conferì l'incarico al pittore fiorentino Girolamo Varni, di affrescare la cupola della cappella con scene dell'Antico Testamento, che rimasero offuscate da un manto di pittura rosa fino all'ultimo restauro. L'artista partenopeo Domenico Morelli infatti pretese dal barone Compagna, per paura che il visitatore potesse distogliere lo sguardo dalla sua opera, che l'affresco dell'intera cupola venisse coperto da pittura monocroma. Al centro, in corrispondenza dell'altare, è raffigurata la SS. Trinità nella persona del Cristo con le braccia aperte, che ha come sfondo la croce. Tra gli affreschi, in una cornice di angeli e fiori, si trova la grata di cui si serviva la baronessa per seguire le celebrazioni quando, durante le grandi festività, la cappella veniva aperta al pubblico. L'altare, in marmo bianco e intarsi in nero e arancio, è impreziosito da candelieri in ottone, sistemati sulla mensa e sotto i gradini. Sull'altare si trova il dipinto principale, un trittico, che è costituito da tre pale ad olio inserite in una ricca cornice in legno dorata, disegnata, in stile gotico, da Emilio Franceschi.

Al centro, la Madonna delle Rose, o Salve Regina, siede su un trono con in braccio il Bambino. La pittura fu realizzata dal Morelli nel 1872 e costituisce una delle sue prime opere giovanili. Ai lati della Madonna, altre due pale più piccole raffigurano sant'Antonio Abate, a sinistra, e sant'Agostino, a destra. Quest'ultimo è ritto in piedi e indossa una specie di tunica bianca. In testa porta un cappello nero, nero come la folta barba che gli copre il mento. Nelle sue mani tiene un rotolo su cui sta scrivendo con una penna. Nella stanza che precede la cappella sono conservati un piccolo organo a canne e un confessionale ottocenteschi.

 

 

Domenico Morelli

Domenico Morelli nacque a Napoli nel 1823 e fu adottato da Francesco Soldiero. Nel 1848 Domenico si aggiunse il cognome Morelli, che poi divenne l'unico. Dal 1836 frequentò l'Accademia di Belle Arti di Napoli e nei primi dipinti segue il filone romantico con influssi medievali. Nel 1848 vinse un concorso e si trasferì a Roma dove partecipò ai moti del 1848 subendo una carcerazione. Nel 1850 lo troviamo a Firenze mentre nel 1855 partecipa, insieme a Francesco Saverio Altamura e Serafino De Tivoli, all'Esposizione Universale di Parigi. Ritornato a Firenze, si avvicinò ai macchiaioli e al realismo pittorico, assumendo uno stile meno accademico. Negli anni sessanta la sua fama è tale da venire nominato consulente del museo nazionale di Capodimonte per l'acquisizioni di opere per le collezioni d'arte.

Nel 1868 insegna all'Accademia di Napoli e approfondisce il suo interesse per i temi religiosi, mistici e soprannaturali. A quest'epoca risale il quadro con l'eccentrica culla di Vittorio Emanuele III, conservata presso la Reggia di Caserta. Dal 1874 al 1883 Morelli dipinse quadri con soggetti orientali, seguendo la moda e la corrente degli orientalisti italiani che annoverò pittori come Alberto Pasini, Roberto Guastalla, Federico Faruffini, Eugenio Zampighi, Pompeo Mariani e Giuseppe Molteni. Dal 1899 sino alla morte avvenuta nel 1901, fu direttore dell'Accademia di Belle Arti di Napoli. Tra i suoi numerosi allievi si ricordano Vincenzo Bruzzese, Antonio Mancini, e Gennaro Pardo, che realizzò un ritratto postumo del suo maestro.