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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Ottocento: Maestro di PouxeuxPITTORI: Maestro di Pouxeux
Sant'Agostino vescovo e santo Stefano
MAESTRO DI POUXEUX
1852-1898
Pouxeux, parrocchia Notre Dame des Chêne
Sant'Agostino e Monica incontrano sant'Ambrogio
La vetrata che raffigura l'incontro fra il vescovo Ambrogio e Monica ed Agostino si trova nella chiesa di Pouxeux edificata sull'area di una vecchia cappella risalente al settimo secolo dedicata a San Gorgone e San Nabord. Questa antica cappella, situata nel cuore della cittadina, era diventata insufficiente ad accogliere tutti i parrocchiani a motivo della crescita della popolazione.
Il progetto per realizzare una nuova costruzione risale al 1757, a seguito di una visita da parte del vescovo di Toul, che ne decise l'ampliamento o la ricostruzione. Ci vollero circa 25 anni per riuscire a concludere un accordo sulla localizzazione e il finanziamento della chiesa. Il coro fu finanziato in parte dal parroco di Eloy e dai parrocchiani.
La navata, fu costruita a spese del Capitolo di Remiremont Badesse. L'arredamento e la decorazione della torre furono affidati alle comunità di Pouxeux e Jarménil.
Si trattò dunque di accordi finanziari piuttosto complessi anche perché lo sforzo economico fu notevole. Il 16 settembre 1782 fu benedetta la prima pietra della chiesa di Pouxeux ponendola sotto l'arco del lato coro Epistola o lato destro della chiesa, se visto dal pubblico.
La costruzione fu completata il 25 luglio 1791 e la chiesa venne "inaugurata" dal vescovo Maudru un cosiddetto "vescovo costituzionale" stante l'epoca: è il periodo rivoluzionario. Il vescovo benedisse l'edificio e lo consacrò alla sua funzione. Le finestre sono state realizzate poco a poco, spesso grazie a donazioni tra il 1852 e il 1898.
La chiesa è ricca di vetrate che hanno una buona qualità artistica.
In una di questa si trova l'immagine a fianco dove sono raffigurati i tre santi Agostino, sua madre Monica e il vescovo Ambrogio. I loro tre nomi sono incisi nel medaglione blu sottostante la scena. La finestra evoca l'incontro del santo e di sua madre con Ambrogio e ricorda implicitamente la conversione di Agostino. Quest'ultimo, nato in Nord Africa, era un uomo brillante ma dissipato, amava i giochi del circo, la notorietà. E' stata la strenua volontà di sua madre Monica, a guadagnarlo infine alla Chiesa. Agostino aveva studiato letteratura e diritto. Divenuto professore di retorica, la sua ambizione lo aveva portato a Roma. Da lì fu chiamato a Milano dove ha incontrato il vescovo Ambrogio. Nel frattempo, la madre di Agostino, Monica, si unì il figlio a Milano. Era l'anno 386. La vetrata evoca una replica del famoso episodio dove un vescovo parla a Monica, che si lamenta per il paganesimo di suo figlio. "Il figlio di tante lacrime non può morire!" Rispose il vescovo e questa frase è proprio contenuta nella scritta che troviamo nella parte inferiore della finestra. La scena raffigura i personaggi che hanno avuto grande importanza in questa conversione di un uomo che è diventato un grande, se non il più grande filosofo cristiano del IV secolo. Il vescovo Ambrogio, seduto in un vestito rosso, regge la croce vescovile: Agostino è in piedi davanti a lui e osserva come qualcuno che è in posizione di attesa, se non di rifiuto. Monica, sua madre, in ginocchio, tiene le mani giunte, sembra a voler implorare il vescovo perché gli converta il figlio. Si può notare anche la palma del martirio, che sembra librarsi sopra la scena senza però essere specificamente assegnata ad un personaggio. Forse può essere attribuita ad Agostino, che morì nel 430 durante l'assedio della sua città di Ippona da parte dei Vandali.