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PITTORI: Maestro emiliano

Monica abbandonata da Agostino nel porto di Cartagine

Monica abbandonata da Agostino nel porto di Cartagine

 

 

MAESTRO EMILIANO

1800-1820

Reggio Emilia, chiesa di sant'Agostino

 

Monica abbandonata da Agostino nel porto di Cartagine

 

 

 

Il quadro raffigura un episodio che viene descritto nelle Confessioni, allorché Agostino, di nascosto dalla madre, salpò di notte dal porto di Cartagine per raggiungere Roma. Agostino aveva abbandonato la madre nella chiesa di san Cipriano perchè potesse pregare in tranquillità.

Monica è qui dipinta in abiti monacali con l'aureola in testa, mentre in ginocchio invoca l'aiuto divino. In lontananza si nota una barca a vela che si sta allontanando dalla riva nel corso di una notte tenebrosa. Un raggio di luce scende perforando le nubi, per posarsi sul capo di Monica che porta il nimbo dei santi.

 

Ma la vera ragione di questo mutamento di luogo tu la sapevi, Dio, e non la palesavi né a me né a mia madre, che pianse disperatamente la mia partenza e mi seguì fino al mare. Dovetti ingannarla, perché cercava di trattenermi con la forza e costringermi o a rinunciare o a prenderla con me: e finsi di voler solo andare a tener compagnia a un amico che stava per partire, in attesa che si levasse il vento. Ho mentito a mia madre, a quella madre: e sono fuggito. Sì, e anche questo tu mi hai condonato se la tua indulgenza poi mi salvò dalle acque del mare, pieno di sozzure com'ero, per preservarmi all'acqua della tua grazia: quando scorrendo su di me fece asciugare i fiumi di lacrime di cui mia madre ogni giorno ti irrigava il suolo ai suoi piedi. Eppure, poiché si rifiutava di tornare a casa senza di me, io la convinsi a fatica a passare la notte in un luogo vicino alla nostra nave, una cappella dedicata al beato Cipriano. Ma quella notte io partii clandestinamente e lei rimase a piangere e a pregare.

E cosa ti chiedeva, Dio mio, fra tante lacrime, se non che tu mi impedissi di prendere il mare? Ma nella profondità del tuo pensiero tu esaudisti la sostanza del suo desiderio, senza curarti della preghiera del momento, per far di me quello che lei ti aveva sempre chiesto. Il vento si levò e ci gonfiò le vele, e il lido scompariva ai nostri occhi, quel mattino, quando lei pazza di dolore ti tempestava le orecchie di lamenti e gemiti. Tu nella tua sprezzante indifferenza intanto mi strappavi alle mie passioni per stroncarle, e lasciare che un giusto staffile di dolore punisse quel suo carnale struggimento. Amava avermi con sé, come tutte le madri, ma molto più della gran maggioranza di loro; e non sapeva quali gioie tu le avresti fatto nascere dalla mia assenza. Non lo sapeva e perciò si scioglieva in gemiti e singhiozzi, e questo tormento rivelava in lei l'eredità di Eva, che cercava fra i lamenti quello che fra i lamenti aveva partorito. E però dopo aver maledetto la mia slealtà e crudeltà ricominciò a supplicarti per me: lei se ne andava di nuovo alla sua solita vita, io a Roma.

AGOSTINO, Confessioni, 5, 8, 15

 

Fondata nel secolo VIII e dedicata originariamente a S. Apollinare, la chiesa di sant'Agostino venne riedificata nel tardo medioevo in stile gotico lombardo. In seguito subì una ristrutturazione con l'aggiunta delle absidi (1495) e del campanile (1452-1493). La attuale facciata in stile barocco di ordine corinzio, serrata da colonne, è stata realizzata da Giovan Battista Cattani su progetto di Alfonso Torreggiani nel 1746. Sulla facciata hanno trovato collocazione le statue di san Nicola da Tolentino e di san Guglielmo d'Aquitania opere settecentesche di Antonio Schiassi.

L'interno, predisposto da Gaspare Vigarani nel periodo 1651-1666 si presenta a navata unica, assai ampia e luminosa, dalla rigorosa ed essenziale struttura architettonica. Al suo  interno sono conservate varie tele di artisti seicenteschi tra cui, nel braccio sinistro del transetto, ricordiamo un sant'Apollinare realizzato da Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino. Nella seconda cappella di sinistra si può ammirare l'iconografia della Madonna della Ghiara di Jacopo Negretti, detto Palma il Giovane.

Nel presbiterio sono visibili un gruppo di statue in stucco dei quattro Dottori della Chiesa dell'artista Paolo Emilio Besenzi mentre, sulla parete di ingresso, il più antico affresco che si conserva e che raffigura la "Madonna con il Bambino" risale alla metà del Trecento.