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PITTORI: Maestro di Rennes

Estasi di Ostia

Estasi di Ostia

 

 

MAESTRO DI RENNES

1867

Rennes, Cappella des Carmes

 

Estasi di Ostia

 

 

 

La vetrata ,che si trova nella Cappella dei Carmelitani a Rennes, raffigura un celebre episodio narrato da Agostino nella Confessioni. Il santo si trovava in compagnia della madre ed ebbero un'esperienza mistica di elevazione alle beatitudini celesti. L'opera riprende ampiamente l'impostazione del celebre quadro di Ary Scheffer dipinto a metà Ottocento, dove i protagonisti Agostino e Monica contemplano l'eterno le mani nelle mani.

Alcune delle pagine più belle delle Confessioni sono dedicate da Agostino al commosso ricordo della madre Monica. In particolare, è rimasto famoso l'episodio della cosiddetta "estasi di Ostia", un'esperienza mistica che i due ebbero a Ostia Tiberina nel 387, a breve distanza dal battesimo di Agostino e pochi giorni prima dell'ultima malattia di Monica. Risalendo di contemplazione in contemplazione dalle cose create alla divina Sapienza creatrice, madre e figlio pregustano la gioia del paradiso. Nel viaggio di ritorno da Milano dopo il 387 Agostino e Monica soggiornarono a Ostia in attesa di potersi imbarcare per l'Africa. In questa città Monica trovò la morte, ma prima di morire Agostino ricorda un fatto curioso che li vide protagonisti: un'estasi platonica.

 

10.23. Incombeva il giorno in cui doveva uscire da questa vita - e tu lo conoscevi quel giorno, noi no. Accadde allora per una tua misteriosa intenzione, credo, che ci trovassimo soli io e lei, affacciati a una finestra che dava sul giardino interno della casa che ci ospitava, là nei pressi di Ostia Tiberina, dove c'eravamo appartati lontano da ogni trambusto, per riposarci della fatica di un lungo viaggio e prepararci alla navigazione. Conversavamo dunque assai dolcemente noi due soli, e dimentichi del passato, protesi verso quello che ci era davanti ragionavamo fra noi, alla presenza della verità - vale a dire alla tua presenza. L'argomento era la vita eterna dei beati, la vita che occhio non vide e orecchio non udì, che non affiorò mai al cuore dell'uomo. Noi eravamo protesi con la bocca del cuore spalancata all'altissimo flusso della tua sorgente, la sorgente della vita che è in te, per esserne irrigati nel limite della nostra capacità, comunque riuscissimo a concepire una così enorme cosa.

- 24. E il nostro ragionamento ci portava a questa conclusione: che la gioia dei sensi e del corpo, per quanto vivida sia in tutto lo splendore della luce visibile, di fronte alla festa di quella vita non solo non reggesse il confronto, ma non paresse neppur degna d'esser menzionata. Allora in un impeto più appassionato ci sollevammo verso l'Essere stesso attraversando di grado in grado tutto il mondo dei corpi e il cielo stesso con le luci del sole e della luna e delle stelle sopra la terra. E ascendevamo ancora entro noi stessi ragionando e discorrendo e ammirando le tue opere, e arrivammo così alle nostre menti e passammo oltre, per raggiungere infine quel paese della ricchezza inesauribile dove in eterno tu pascoli Israele sui prati della verità. Là è vita la sapienza per cui sono fatte tutte le cose, quelle di ora, del passato e del futuro - la sapienza che pure non si fa, ma è: così come era e così sarà sempre. Anzi l'essere stato e l'essere venturo non sono in lei, ma solo l'essere, dato che è eterna: infatti essere stato ed essere venturo non sono eterni. Mentre così parliamo, assetati di lei, eccola... in un lampo del cuore, un barbaglio di lei. E già era tempo di sospirare e abbandonare lì le primizie dello spirito e far ritorno allo strepito della nostra bocca, dove la parola comincia e finisce. E cosa c'è di simile alla tua Parola, al Signore nostro, che perdura in se stessa senza diventare vecchia e rinnova ogni cosa?

- 25. "Se calasse il silenzio, in un uomo, sopra le insurrezioni della carne, silenzio sulle fantasticherie della terra e dell'acqua e dell'aria, silenzio dei sogni e delle rivelazioni della fantasia, di ogni linguaggio e di ogni segno, silenzio assoluto di ogni cosa che si produce per svanire" - così ragionavamo - "perché ad ascoltarle, tutte queste cose dicono: 'Non ci siamo fatte da sole, ma ci ha fatte chi permane in eterno'; se detto questo dunque drizzassero le orecchie verso il loro autore, e facessero silenzio, e lui stesso parlasse non più per bocca loro, ma per sé: e noi udissimo la sua parola senza l'aiuto di lingue di carne o di voci d'angelo o di tuono o d'enigma e di similitudine, no, ma lui stesso, lui che amiamo in tutte queste cose potessimo udire, senza di loro, come or ora con un pensiero proteso e furtivo noi abbiamo sfiorato la sapienza eterna immobile sopra ogni cosa: se questo contatto perdurasse e la vista fosse sgombrata di tutte le altre visioni di genere inferiore e questa sola rapisse e assorbisse e sprofondasse nell'intima beatitudine il suo spettatore, e tale fosse la vita eterna quale è stato quell'attimo di intelligenza per cui stavamo sospirando: non sarebbe finalmente questa la ventura racchiusa in quell'invito, entra nella gioia del tuo signore? E quando? Forse quando tutti risorgeremo, ma non tutti saremo mutati ?"

AGOSTINO, Confessioni, 9, 10, 23-25

 

La Cappella dei Carmelitani di Rennes costituisce la vecchia cappella del convento dei Carmelitani scalzi di Rennes. Fu nel 1448, con lettere di brevetto datate 6 luglio che il Duca Francesco I autorizzò il primo insediamento dei Carmelitani nella città di Rennes. Marie Madeuc, moglie del Nobile Jean de Lorgeril, signore di Repentigne, diede loro il suo maniero di La Tourniolle, situato vicino a rue Vasselot. E fu lì che il fratello Olivier Jacques iniziò a gettare le fondamenta del nuovo monastero.

La chiesa e il convento furono distrutti. Il chiostro adiacente a sud non ebbe lo stesso destino; molti dei suoi portici sono ancora in piedi, inquadrando un sito in cui si entra dal lato occidentale della strada attualmente chiamato "rue des Carmes" che faceva parte del recinto del convento.

Nel convento carmelitano di Rennes vissero fino a 90 religiosi, e all'inizio della Riforma, chiamato Osservanza, che ebbe luogo nel 1604, ne contava 102. Ma nel 1758, si erano ridotti solo 42 religiosi nella casa, inclusi novizi e fratelli; e al tempo della Rivoluzione, quando nel 1792 i Padri furono espulsi dalla loro casa, ce n'erano solo 28. Nel 1798, la chiesa fu demolita

I Carmelitani Scalzi non tornarono a Rennes fino al 1856, stabilendosi prima in Rue de Fougères e poi in Rue de Paris. Dal 1860 venne intrapresa la costruzione del loro nuovo convento Notre-Dame, di cui oggi rimane solo la cappella. Questo edificio, dedicato all'Immacolata Concezione, fu benedetto il 5 aprile 1867 dal vescovo Brossay-Saint-Marc, arcivescovo di Rennes. Nel 1880 i Carmelitani furono nuovamente espulsi e il convento venne convertito in una scuola per ragazzi, mentre la cappella rimane a lungo abbandonata. Acquisita nel 1998 dalla Chiesa evangelica protestante, la cappella è stata rinnovata dal 2002 al 2015. Essa ha conservato l'originario stile neogotico che imita le costruzioni religiose francesi a partire dall'inizio del XIII secolo.