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Sant'Agostino vescovo e il bambino sulla spiaggia
GRAZIOSO RUSCA
1804-1805
Novara, Basilica di San Gaudenzio
Sant'Agostino vescovo e il bambino sulla spiaggia
Delle numerose statue di santi presenti nella basilica novarese troviamo un primo riferimento in una vecchia guida del Barbè dove si scrive: "Caratteristica dell'interno, (...) sono le colonne accoppiate fra le quali è disposto un ordine di nicchie sovrapposte, con statue in stucco, in tutto 59, dovute al Prinetti, al Rusca e all'Argenti, raffiguranti Patriarchi, Profeti e Santi."
Gli artisti sarebbero dunque Grazioso Rusca di Mendrisio, Giuseppe Argenti di Viggiù, Gaudenzio Prinetti di Novara.
Nel transetto di della chiesa si trovano i Padri della Chiesa occidentale fra cui troviamo un bel sant'Agostino vestito da vescovo con in mano un cuore fiammante e un libro. Ai suoi piedi si trova un bambino che ricorda la famosa leggenda che cerca di esprimere tutto il mistero della Trinità.
Alla base della statua si legge la scritta S. AVGVSTINVS che identifica il santo, quantunque i simboli iconografici non lascino alcun dubbio.
La Basilica di San Gaudenzio, costruita nel punto più elevato di Novara, fu edificata tra il 1577 ed il 1690. E' sovrastata dalla cupola di Alessandro Antonelli.
Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.
La leggenda di Agostino che incontra un bambino sulla spiaggia è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".
Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).
Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.
Ma come poi tutto ciò fu collegato ad Agostino ? Due possono essere le spiegazioni: primo che necessitava un protagonista alla storia stessa e Agostino era l'uomo adatto in quanto era considerato un sommo teologo. La seconda spiegazione sta nella diffusione del testo di un apocrifo in cui san Gerolamo (come è stato anticipato all'inizio) discute con Agostino sulle capacità umane di comprendere il mistero divino. In ogni caso la prima volta che si incontra questa leggenda applicata ad Agostino corre nell'anno 1263. In margine va ricordata la disputa sul luogo dove si sarebbe svolto l'incontro tra Agostino e Gesù Bambino: sulla spiaggia di Civitavecchia o di Ippona ? Gli Eremitani e i Canonici si batterono a lungo sul tema, soprattutto perché ciascuno sosteneva che Agostino era stato il vero fondatore del loro Ordine religioso.
Grazioso Rusca
Scultore svizzero-italiano nasce a Rancate nel 1757, dove morirà nel 1829. La sua prima formazione in qualità di scalpellino si sviluppa sotto la guida di architetti quali Simone Cantoni ed altri, spesso attivi a Milano presso la "Veneranda Fabbrica del Duomo", ove esegue vari bassorilievi per la facciata. Negli anni ottanta del Settecento collabora con l'architetto Leopoldo Pollack al Collegio Germanico Ungarico di Pavia. A Milano nel 1805 subentra a Carlo Maria Giudici nella carica di protostatuario della Fabbrica del Duomo; un incarico di grande prestigio che lo poneva alla guida del maggiore cantiere di scultura attivo in area cisalpina.