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Gloria di sant'Agostino
GIAN ANTONIO SELVA
1800-1810
Bovolenta, chiesa di sant'Agostino
Gloria di sant'Agostino
Il pulpito è stato realizzato su disegno dell'architetto Gian Antonio Selva. Fu commissionato e offerto alla chiesa da Domenico Carrari socio fondatore dell'Accademia dei Concordi di Bovolenta. L'opera risente della lezione neoclassica, pur denotando uno stile ancora ancorato alla tradizione. Agostino è seduto su un trono di nuvole in gloria. Distende il mantello del piviale mentre offre il bastone pastorale ad un angioletto che lo regge fra le mani. La mitra è stata deposta poco lontano per terra in segno di umiltà. Il volto del santo ha un aspetto maturo con una foltissima barba che gli scende dal mento.
L'importanza di Bovolenta, un grosso centro nella campagna di Padova, è testimoniata nell'XI secolo dalla sua chiesa che compare con il titolo di pieve dedicata a sant'Agostino. Il 1090 è l'anno in cui il vescovo Milone consacra la prima chiesa, fin da allora dedicata a sant'Agostino. Non ne restano testimonianze perché l'edificio fu distrutto da un incendio. Venne ricostruito nel 1141 in pietra a tre navate e fu consacrato dal vescovo Bellino.
Nella controfacciata a sinistra di chi entra si possono riconoscere alcune tracce murarie della precedente chiesa. L'edificio venne ampliato nel 1642 grazie alle donazioni dei fedeli. Fra le opere conservate al suo interno due sono particolarmente interessanti e databili al primo Cinquecento: al centro del presbiterio si trova la pala della Crocifissione con santi attribuita a Pietro de Saliba, nipote del più famoso Antonello da Messina. La seconda, databile all'ultimo quarto del Quattrocento, è un Crocifisso ligneo custodito nella sacrestia vecchia, che si ammira per il suo elegante realismo di stile tedesco. La gran parte delle altre opere testimoniano il gusto artistico del XVII e XVIII secolo. Fra le varie pale d'altare si distingue la pala centinata dell'altare dedicato a sant'Agostino in fondo alla navata destra, che raffigura la Madonna della cintura e santi, opera di Carlo Ridolfi. Nel presbiterio si può ammirare una tela firmata Bartolomeo Ceruti e datata 1632 che descrive l'Ultima cena. La pala con la Gloria di san Carlo Borromeo e i santi Domenico e Nicola, che si trova nel primo altare dopo il battistero, viene attribuita a Giambattista Bissoni. La chiesa possedeva anche degli splendidi altari lignei seicenteschi documentati nelle visite pastorali, di cui è sopravvissuto l'unico esempio relativo alla Madonna del Carmelo. Di grande pregio è pure l'apparato monumentale marmoreo settecentesco. Le sculture barocche dell'altare maggiore si devono a Giovanni Bonazza, mentre sono del figlio Antonio quelle sull'altare di sant'Agostino. L'altare dedicato alla Madonna del Carmine nella navata sinistra conserva opere della bottega di Alvise Tagliapietra. L'imponente battistero marmoreo, restaurato nel 2004, è stato realizzato nel 1771 da Pietro Danieletti, che lo ha arricchito con eleganti figure allegoriche delle virtù teologali.
Giannantonio Selva
Nato a Venezia nel 1751, Selva fu un importante esponente del Neoclassicismo. Figlio di Lorenzo Selva, ottico e scienziato, studiò architettura nella sua città natale e divenne allievo di Tommaso Temanza. Dopo vari viaggi in Italia ed Europa, occupò la cattedra di architettura all'Accademia di Venezia. Come architetto operò soprattutto in Veneto a cavallo tra Settecento e Ottocento.
I suoi primi lavori seguono una rivisitazione di Palladio sia pure in forma semplificata. Il Teatro La Fenice del 1792 è a questo proposito ritenuta la sua opera migliore. Solo in seguito virò verso il Neoclassicismo in maniera più rigorosa, come ad esempio con il Duomo di Cologna Veneta.
Con l'entrata in città di Napoleone e la conseguente occupazione francese dal 1806 fino al 1814, a Venezia venne costituita la Commissione per la gestione urbanistica ed architettonica della città di cui Selva assieme ad altri quattro membri ne fu principale promotore. Ricevette in tale contesto l'incaricato di realizzare alcuni giardini pubblici nel sestiere di Castello, creare via Eugenia adiacente all'area dei giardini di Castello e il cimitero comunale nell'isola di San Cristoforo. Progettò anche le chiese di San Maurizio e quella del Nome di Gesù, terminate tuttavia dal suo assistente Antonio Diedo. Selva morì a Venezia agli inizia del 1819.