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PITTORI: Maestro lombardo

Sant'Agostino vescovo

Sant'Agostino vescovo

 

 

MAESTRO LOMBARDO

1800-1850

Vigolo, chiesa S. Maria Assunta

 

Sant'Agostino vescovo

 

 

 

Il reliquiario raffigura a 3/4 di busto sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa. Non se conosce l'autore quantunque provenga dall'ambito lombardo ottocentesco.

Realizzato in metallo in lamina, sbalzato, argentato, il reliquiario misura cm 104.5x40x18 ed è conservato nella chiesa parrocchiale di Vigolo nella bergamasca.

Il paese di Vigolo ha origini antichissime, che risalgono al periodo romano. Le scoperte hanno appurato l'esistenza di alcuni piccoli e primordiali agglomerati urbani in corrispondenza delle attuali località di Bessana, Parmerano, Pressana e Trussano. I primi documenti scritti che attestano l'esistenza del toponimo risalgono all'anno 1202, mentre in altri datati 1331 si accerta l'autonomia comunale di Vigolo, sottoposto all'autorità feudale dei conti Calepio.

La chiesa Parrocchiale di Maria Assunta, edificata dal 1704 al 1718 in luogo di un precedente edificio di culto è stata consacrata nel 1781. L'antica parrocchiale fu demolita nel 1699 per le condizioni rovinose in cui versava. Conserva opere di Antonio Cifrondi e di U. Marigliani, con un bell'altare in marmo nero, opera della famiglia Manni. Il campanile ospita un concerto in Reb3, fuso da D. D'Adda nel 1953.

All'esterno la chiesa si presenta semplice e priva di decorazioni, mentre all'interno conserva interessanti testimonianze artistiche. La navata unica a pianta rettangolare è ritmata da quattro altari laterali della bottega del Manni, e si conclude con una zona presbiteriale che dal 1896 è stata oggetto di numerosi rinnovamenti; a questa data è infatti riferibile l'intervento dello stuccatore G. Zenoni e del pittore G. Pezzotta, autore del Crocefisso nel catino absidale e degli affreschi nella volta, che raffigurano l'Assunzione e l'Incoronazione di Maria. Nel 1929 Luigi Angelini progettò un restauro più completo al quale parteciparono stuccatori, doratori e pittori: in particolare si ricordano T. Poloni, autore di molti chiaroscuri, e Umberto Marigliani al quale si devono le medaglie della Natività, dello Sposalizio e della Morte di Maria, oltre ai quattro Evangelisti. Nel 1942 il Poloni intervenne nuovamente per affrescare il Battesimo di Gesù al fonte battesimale. Le pareti della chiesa sono impreziosite da molti dipinti fra i quali spicca la seicentesca pala della Deposizione di Gesù (altare di destra) che a lungo fu attribuita a G. P. Cavagna. Notevole anche la grande pala dell'Assunta nell'ancona centrale, che si deve ad Antonio Cifrondi. L'Orazione di Gesù nell'Orto e la Flagellazione sono invece opera di un autore ignoto. L'altare maggiore presenta un paliotto intarsiato con marmi policromi su fondo nero: nel 1942 esso fu integrato con l'aggiunta della tribuna disegnata da Luigi Angelini. In questa occasione R. Bonizzi sbalzò la porta del tabernacolo. Si ricorda infine la grande statua dell'Assunta, commissionata nel 1947 a Giovanni Avogadri dagli abitanti che avevano fatto voto alla Madonna.

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6