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San Girolamo fra i santi Agostino e Cristoforo
VIVIANI ANTONIO
1839
Roma, Istituto Nazionale per la Grafica
San Girolamo fra i santi Agostino e Cristoforo
La tavola è una matrice incisa che appartiene alla Collezione del Monte di Pietà. Il soggetto è definito come i Santi Girolamo ed Agostino. L'incisore è Viviani Antonio (1797/1854) mentre il disegnatore è Sasso Giovanni Antonio di cui abbiamo notizie dal 1809 al 1816.
L'incisione, realizzata in rame delle dimensioni mm 422x293 riprende un interessante quadro di Giovanni Bellini Giovanni (1434 ca.- 1516)
San Girolamo vestito da eremita sta leggendo un grande libro che in parte ha sfogliato. Siede sopra un sasso rialzato con alle spalle uno sfondo dallo stile ancora quattrocentesco.
Davanti a lui si presentano i due santi Cristoforo, che sinistra, regge sulle spalle il Bambino Gesù appoggiandosi ad un lungo bastone da viandante.
A destra invece troviamo la forte figura del vescovo Agostino, che volge lo sguardo proprio verso lo spettatore, quasi a volerlo interrogare.
Dottore della Chiesa, Gerolamo è uno dei quattro massimi Padri latini. Nacque a Stridone ai confini fra Dalmazia e Pannonia tra il 340 e il 350. Di ricca famiglia, perfezionò i suoi studi a Roma, dove ricevette il battesimo. Colto, sapiente, tradusse la Bibbia, approfondì le questioni dottrinarie. Polemizzò con molti, fra cui anche Agostino, di cui era contemporaneo. Di lui Agostino dice che aveva una cultura immensa e una potente personalità. Dopo la morte di Papa Damaso, Girolamo lasciò Roma nel 385 e intraprese un pellegrinaggio, dapprima in Terra Santa, silenziosa testimone della vita terrena di Cristo, poi in Egitto, terra di elezione di molti monaci (cfr Contra Rufinum 3,22; Ep. 108,6-14). Nel 386 si fermò a Betlemme, dove, per la generosità della nobildonna Paola, furono costruiti un monastero maschile, uno femminile e un ospizio per i pellegrini che si recavano in Terra Santa, «pensando che Maria e Giuseppe non avevano trovato dove sostare» (Ep. 108,14). A Betlemme restò fino alla morte, continuando a svolgere un'intensa attività: commentò la Parola di Dio; difese la fede, opponendosi vigorosamente a varie eresie; esortò i monaci alla perfezione; insegnò la cultura classica e cristiana a giovani allievi; accolse con animo pastorale i pellegrini che visitavano la Terra Santa. Si spense nella sua cella, vicino alla grotta della Natività, il 30 settembre 419-420.
Il più antico testo degli Atti di san Cristoforo, in lingua latina, risale al VII secolo ma è con la narrazione della Legenda Aurea di Jacopo da Varagine che la vita di san Cristoforo divenne famosa durante tutto il medioevo. La leggenda parla di un uomo, per alcuni un gigante, che faceva il traghettatore su un fiume. Era un uomo burbero e viveva da solo in un bosco, di cui era padrone. In taluni racconti il fiume era in Licia. Una notte gli si presentò un fanciullo per farsi portare al di là del fiume; Reprobus (questo era il nome dell'uomo prima del battesimo) anche se grande e robusto si sarebbe piegato sotto il peso di quell'esile creatura, che sembrava pesare sempre di più ad ogni passo. In alcune racconti aumenta di vigore anche la corrente del fiume, che si fa più vorticosa. Il gigante sembra che stia per essere sopraffatto, ma alla fine, stremato, riesce a raggiungere l'altra riva. Al meravigliato traghettatore il bambino avrebbe rivelato di essere il Cristo, confessandogli inoltre che aveva portato sulle sue spalle non solo il peso del corpicino del bambino, ma il peso del mondo intero.
Viviani Antonio
Fu un incisore veneto che nacque a Bassano del Grappa nel 1797. Fu allievo di Raffaele Morghen e nel corso della sua attività eseguì numerose riproduzioni, tecnicamente di elevata fattura, di dipinti di antichi maestri. Morì nella città natale nel 1854.