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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: Pier Matteo d'AmeliaPITTORI: Pier Matteo d'Amelia
Agostino schiaccia gli eretici
PIER MATTEO D'AMELIA
1480-1482
Watney-Cornbury Park, Collezione ex Oliver Vernon
Agostino schiaccia gli eretici
Questa tempera su Tavola delle dimensioni di 117x41 cm apparteneva ad un Polittico smembrato entrato nella Collezione Oliver Vernon a Watney-Cornbury Park nell'Oxfordshire. Il 23 giugno 1967 è stato battuto all'asta a Christie's a Londra e da allora se ne sono perse le tracce. L'opera è attribuita a Piermatteo d'Amelia, notevole pittore umbro della seconda metà del Quattrocento. Il tema della tavola propone la figura di sant'Agostino vestito da vescovo con in testa la mitra e fra le mani (sinistra) il bastone pastorale. Con la mano destra il santo accenna a una specie di benedizione o anche a una messa in guardia dagli errori teologici. Ai suoi piedi infatti giacciono due teste vive di persone affrante, perché sono state smascherate nei loro inganni dalla capacità persuasiva di Agostino. La loro posizione ai piedi del santo indica la loro completa sottomissione al pensiero espresso dal santo in difesa della ortodossia cattolica. La scena è abbastanza comune in questo genere di scena dove Agostino confuta e abbatte gli eretici e le loro eresie.
16. 1. A Cartagine poi alcuni manichei, di quelli che chiamano eletti ed elette, furono sorpresi da Orso, procuratore della casa imperiale, ch'era di fede cattolica, e tradotti in chiesa da lui stesso, furono interrogati dai vescovi alla presenza degli stenografi.
16. 2. Fra i vescovi c'era anche Agostino di beata memoria, che più degli altri conosceva quella nefanda setta: perciò gli riuscì di mettere in luce i loro riprovevoli errori con citazioni tratte dai libri che i manichei hanno in uso, e così li indusse a confessare le loro bestemmie. Quegli atti ufficiali misero altresì in luce, per confessione di quelle donne, cosiddette elette, le pratiche indegne e turpi che essi secondo il loro perverso costume erano soliti commettere.
16. 3. Così lo zelo dei pastori procurò incremento al gregge del Signore e lo difese in maniera adeguata contro i ladri e i predoni.
16. 4. Agostino ebbe anche una pubblica disputa nella chiesa d'Ippona con un certo Felice, del numero di quelli che i manichei chiamano eletti, alla presenza del popolo e degli stenografi che trascrivevano ciò che veniva detto. Dopo il secondo o il terzo dibattito quel manicheo, vedendo confutati la vanità e l'errore della sua setta, si convertì alla nostra fede e passò alla nostra chiesa, come risulta anche dalla lettura degli atti.
POSSIDIO, Vita Augustini 16, 1-4
Il santo ha un'espressione ancora giovanile con il viso coperto da una folta, riccioluta e fluente barba. Sotto il piviale si nota agevolmente la presenza dell'abito nero degli eremitani agostiniani. Questo particolare lascia intendere una committenza nell'ambito di questo Ordine che in quel secolo sottolineava così simbolicamente la sua appartenenza al monachesimo che Agostino aveva creato in Africa nel V secolo.
Piermatteo d'Amelia
Piermatteo di Manfredi noto anche come Piermatteo Lauro di Manfredo o Piermatteo d'Amelia nacque ad Amelia verso il 1446-1448. L'artista è citato per la prima volta come garzone di Filippo Lippi tra il 1467 e il 1469, quando partecipò nella decorazione dell'abside del Duomo di Spoleto collaborando anche con Fra Diamante. Secondo la tradizione sarebbe raffigurato in uno degli affreschi del duomo spoletino assieme a Fra Diamante ed al dodicenne figlio di Lippi (Filippino). Matteo probabilmente seguì Fra Diamante a Firenze dove entrò per breve tempo nella bottega di Andrea Verrocchio. Tra il 1479 e il 1480 si stabilì a Roma, grazie ai buoni rapporti con la potente famiglia amerina dei Geraldini, che aveva ospitato Sisto IV ad Amelia, in uno dei propri palazzi. A Roma fu chiamato a dipingere la volta della Cappella Sistina, decorandola con un cielo stellato oggi perduto.
Tra il 1480 e il 1482 lavora a Orvieto come decoratore di statue e doratore di arredi sacri e orologi. A questo'epoca risale la realizzazione dell'ancona per la chiesa di Sant'Agostino, oggi smembrata e divisa fra varie collezioni, tra cui il Bode-Museum di Berlino.
Tornato a Roma venne richiamato a Orvieto nel 1482, dove il Consiglio dell'Opera del Duomo gli affida la decorazione della cappella di San Brizio. Dal 1485 si trova nuovamente a Roma, dove lavora per i papi Innocenzo VIII e Alessandro VI. Nel 1497 fu nominato conservatore della città di Fano, mentre nel 1503 è soprintendente per le fabbriche papali di Civita Castellana. Muore nel 1508.
La riscoperta dell'opera del maestro è recente e si deve agli studi e alla felice intuizione del critico d'arte Federico Zeri, che ne ha collocato la personalità artistica tra quella dei grandi pittori del '400, protagonista della pittura rinascimentale. Fra le opere a lui attribuite ricordiamo, per il convento dei francescani ad Amelia, la tavola dedicata a Sant'Antonio Abate; la cosiddetta pala dei francescani (Pinacoteca di Terni); l'Annunciazione (ora a Boston) dipinta per il convento amerino dell'Annunziata che era stato costruito intorno al 1469. A Narni realizzò l'affresco della Madonna in trono con il Bambino tra Santa Lucia e Santa Apollonia nella nicchia d'ingresso della chiesa di Sant'Agostino. Collaborò con il Pinturicchio negli appartamenti Borgia e, secondo alcune tradizioni, fu coinvolto in un ciclo di affreschi nella Rocca di Civita Castellana. Piermatteo nell'ultima parte della sua vita ebbe dalla Curia anche piccoli incarichi "politici" e ciò probabilmente contribuì ad originare per la sua bottega numerose committenze seriali di cui a Roma non si ha più evidenza.