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PITTORI: Antonio da Tradate

Sant'Agostino e sant'Ambrogio Dottori della Chiesa

Sant'Agostino e sant'Ambrogio Dottori della Chiesa

 

 

ANTONIO DA TRADATE

1450-1500

Palagnedra, chiesa di S. Michele

 

Sant'Agostino e sant'Ambrogio Dottori della Chiesa

 

 

 

La chiesa di San Michele arcangelo sorge staccata dal nucleo cittadino. È stata probabilmente la chiesa madre delle Centovalli, eretta forse avanti il Duecento. Nei documenti viene citata per la prima volta nel 1231. La costruzione attuale risale tuttavia alla metà del Seicento, quando - anche per le migliorate condizioni economiche del paese - si decise di ricostruire l'edificio religioso, incorporando il vecchio coro perchè diventasse la nuova sagrestia. La costruzione ha comportato la distruzione di alcuni affreschi laterali, ma ha pure consentito di preservare gran parte del prezioso ciclo di dipinti quattrocenteschi. Ai lati dell'entrata sono poste alcune lapidi funerarie provenienti dal vicino cimitero, al di sopra delle quali vi è una finestra serliana e un crocifisso. Il campanile, di origine tardo medioevale, fu rialzato in epoca barocca. Di fianco si trova la casa parrocchiale. L'interno della chiesa presenta un'ampia navata coperta da un soffitto a cassettoni che risale al 1914. Nel coro il tabernacolo è neoclassico ottocentesco, mentre i quattro altari laterali conservano i paliotti in scagliola del Settecento. Nella seconda cappella a sinistra spicca un bel dipinto raffigurante l'Annunciazione, datata 1602. I tesori artistici sono tuttavia custoditi nell'antico coro, che si apre a destra dell'altar maggiore. Lì sono conservati gli affreschi di fine Quattrocento, che recentemente, grazie ad un restauro, sono ritornati nel colore e nelle forme al loro originario splendore. Quantunque l'autografo dell'autore sia leggibile solo in parte («anton ... tre...»), gli studiosi d'arte concordano nell'attribuirli ad Antonio da Tradate, un pittore di origine lombarda assai operoso sia in Ticino che nelle regioni di confine tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento. Nella sua bottega lavoravano anche il figlio Giovanni e altri aiuti, e questo può spiegare il gran numero di opere lasciate nei territori di Ronco sopra Ascona, Ascona, Negrentino, Arosio, Santa Maria in Selva nel cimitero di Locarno ed altri. A Palagnedra l'artista espresse al meglio la sua sapienza cromatica, il gusto delle forme arcaiche, la vivacità della composizione, lo spiccato realismo. È una pittura nel suo insieme in ritardo sui tempi, che però testimonia un aggiornamento secondo lo spirito rinascimentale. Al centro del coro si trova una grande Crocifissione, con i due ladroni, i soldati, le pie donne. Sulla volta il Cristo nella mandorla con i quattro Evangelisti, i Dottori della Chiesa (fra cui Agostino e Ambrogio in figura) e il patrono Michele, che pesa le anime, tra i santi Abbondio e Maurizio. Agostino è qui raffigurato secondo lo schema tradizionale che lo vede rappresentato sotto forma di un vescovo giovane con un pizzico di barba, la mitra in testa e un'aureola che gli circonda il capo. Nella parete a nord si trova la Salita al Calvario; in quella a sud la Preghiera nell'orto degli ulivi. Sotto queste scene due file con sei apostoli a cui potrebbe essere associata la pratica tradizionale dell'apostolare, cioè chiedere aiuto in occasione della gravidanza e del parto.