Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: Bartolomeo di Tommaso

PITTORI: Bartolomeo di Tommaso

Agostino e il Giudizio Universale

Agostino e il Giudizio Universale: particolare di Agostino e monaco agostiniano

 

 

BARTOLOMEO DI TOMMASO

1441-1445

Terni, chiesa di san Francesco

 

Agostino e il Giudizio Universale

 

 

 

L'affresco fa parte di un ciclo che fu commissionato al pittore dalla famiglia ternana Paradisi, con l'intervento del frate Giacomo della Marca. L'artista folignate realizzò sulla superficie delle tre pareti della camera un Giudizio Universale o meglio una Seconda venuta, che è la trascrizione pittorica dei sermoni domenicali del frate dell'Osservanza francescana. La prefigurazione dell'evento paradiso è annunciata dai profeti che l'artista ha posto nel sottarco. Sulla parete sinistra troviamo i corpi dei risorti, che sono raggruppati in relazione ai peccati commessi. Costoro si destano dalle loro pene al richiamo delle trombe angeliche.

Gradualmente le anime vengono afferrate dai messi angelici, che sono stati inviati da Dio per prelevarle dal luogo di attesa e presentarle ala cospetto dell'arcangelo Gabriele. Costui svolge il ruolo di filtro di fronte al Giudice. Alla vertiginosa ascesa partecipa anche Cristo, risorto e visibile secundum carnem, che porge la sua mano ai beati per condurli con sé verso la Gerusalemme celeste.

Nella parete centrale è lo stesso Cristo risorto, assiso entro una mandorla, che si presenta nelle vesti del giudice cui spetta la sentenza finale. I giusti si accalcano dinanzi alla porta d'oro della Gerusalemme celeste vigilata da san Pietro. Costui si è già premunito di inserire la chiave. Insieme a lui se ne sta tutto il consesso apostolico. Poco più in basso si dispongono i santi e le sante divisi in due gruppi separati da un maestoso arcangelo Michele.

In quest'area Bartolomeo pone in primo piano la figura di san Francesco e la affianca con i santi Domenico e Bernardo. In seconda fila troviamo tre monaci in abito nero. Si tratta di tre religiosi agostiniani, accalcati nell'attesa, che discutono tra loro. Uno di questi indossa una mitra, ha un pastorale e regge tre volumi. Questi elementi iconografici consentono di identificare il personaggio con Agostino: per i due monaci che l'accompagnano rimangono difficoltà interpretative per l'assenza di attributi iconografici. L'unico che avvicina all'iconografia di san Nicola da Tolentino è il giovane frate glabro che poggia la sua mano su Agostino in segno di venerazione. Tra le sante donne si riconoscono Chiara e le quatuor Virgines capitales, Agata (con la mammella recisa), Lucia, Agnese e Caterina d'Alessandria accompagnata dall'insolito simbolo della borsetta con un libro, che ricorda la sua disputa con i filosofi. Sulla parete destra l'artista ha raffigurato la caduta dei reprobi con la Damnatio aeterna, dove, all'Inferno, vengono inflitte le peggiori torture e dove l'estrema pena consiste nell'essere divorati da un gigantesco e orribile Lucifero.

I dipinti restaurati di recente risentono dello stile senese e della scuola marchigiana, dove Bartolomeo si formò e perfezionò alla scuola di valenti pittori tra i quali Sassetta. Fu influenzato dallo stile inconfondibile di Pierantonio Mezzastris, legato a Foligno, di cui ne sposò la sorella.

 

 

Bartolomeo di Tommaso

Noto anche come Bartolomeo da Foligno, di lui si hanno notizie certe solo dal 1423 al 1453. Eseguì lavori a Fano, Foligno, Ancona e Roma, con uno stile ispirato alla scuola senese. Viene considerato uno dei precursori del rinascimento umbro. Fra le sue opere ricordiamo la Vergine del Sole presso la Pinacoteca di Brera, il Polittico di San Salvatore, il Martirio di Santa Barbara, la Madonna di Loreto e Santo Francescano e committenti, opere tutte del 1432 circa, presso il Museo capitolare diocesano di Foligno. Nella Pinacoteca vaticana si conserva il trittico con l'Incoronazione della Vergine, la Natività e l'Adorazione dei Magi, dipinto verso il 1450 e poi donato dal principe Altieri a Leone XIII in occasione del suo giubileo sacerdotale (1888). Di Bartolomeo sono anche gli affreschi della cappella Paradisi della chiesa di San Francesco a Terni. Tra i suoi allievi va menzionato Nicola d'Ulisse.