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PITTORI: Baudo Luca

Sant'Agostino in trono tra santa Monica e sant'Ambrogio di Luca Baudo

Sant'Agostino in trono tra santa Monica e sant'Ambrogio

 

 

BAUDO LUCA

1497

Genova, chiesa di san Teodoro

 

Sant'Agostino in trono tra santa Monica e sant'Ambrogio

 

 

 

Questa pala d'altare fu dipinta da Luca Baudo per la chiesa di san Teodoro a Genova. La personalità di questo artista è stata ricostruita a partire da sue opere firmate e datate fra il 1493 e il 1503. Una di esse "La Natività" del 1493 si trova al Museo di Sant'Agostino. L'altra opera conservata a Genova è questo polittico di sant'Agostino fra i Santi Monica e Ambrogio, il contratto gli fu ordinato il 29 marzo 1497 da Gerolamo e Battista Lomellini per la chiesa di san Teodoro, dove si trova ancora oggi. In quest'opera il pittore ha raggiunto una maggiore padronanza del mezzo stilistico, ma le peculiarità pittoriche di fondo rimangono a testimoniare l'evoluzione di un'artista che, fra il 1490 e il 1510, esercita un ruolo tutt'altro che secondario nel panorama pittorico della Liguria.

L'opera misura 192,5 cm di altezza per 175 cm di larghezza.

Il dipinto è arricchita da una cornice a lesene, realizzata da una  bottega ligure del XV secolo.

In quest'opera Agostino è seduto su un trono in forma ieratica: indossa il piviale episcopale, in testa porta la mitra e con la mano sinistra si appoggia al bastone pastorale. Con la mano destra regge un voluminoso libro chiuso. Ai suoi lati si affacciano in piedi a sinistra santa Monica e a destra sant'Ambrogio.

Monica, con l'aureola intesta, indossa le vesti delle monache agostiniane. Con la mano destra tiene un rosario, mentre con la sinistra regge un rametto e un libro. Di fronte sant'Ambrogio indossa il piviale episcopale e porta tutti gli attributi della sua dignità ecclesiastica. Nella mano destra impugna lo staffile, suo tipico simbolo iconografico. Agostino ha un aspetto ancora giovanile, con una folta barba nerastra che gli copre il viso.

 

 

Baudo Luca

Figlio di Ambrogio, probabilmente nacque a Novara verso il 1460-1465, anche se lo incontriamo per la prima volta a Genova nel 1491, dove vive con la moglie Bianchinetta, sorella del pittore Giovanni Barbagelata. Del 1493 è l'opera il "Presepio" per l'oratorio dei Cambiaso a Torre di Pra ed ora visibile nella Galleria del Palazzo Bianco. Nello stesso anno riceve l'incarico di dipingere un altare dai carmelitani di Promontorio. Nel 1497 dipinge la "Presentazione del Bambino al tempio" oggi al museo di Le Mans e la pala con sant'Agostino tra santa. Monica e sant'Ambrogio che venne dipinta per la cappella di Gerolamo e Battista Lomellini nella chiesa di san Teodoro a Genova. Alcuni documenti citano anche il ritratto di certo Eustachio Parenti e un polittico da eseguirsi in collaborazione con Francesco da Pavia per una chiesa di Bonifacio in Corsica. Fra il 1500 e il 1503 Baudo risulta impegnato a Genova in altri due dipinti: una Madonna del Rosario per la chiesa di san Domenico e una Madonna tra i santi Apollonia e Gerolamo, Chiara e Gottardo. Dal 1498 al 1500 ricoprì la carica di console dell'Arte dei pittori. L'ultima commissione è del febbraio del 1509, quando si impegna a dipingere una tavola per il monastero di S. Maria della Pace. Muore nel 1510 lasciando incompiuta la tavola con la Vergine tra i santi protettori della città di Genova, Battista e Giorgio, che già dal 1507 gli era stata commessa per la sala del Senato. La sua bottega verrà affittata al giovane pittore pavese Bernardino Fasolo.

Baudo è una figura di certo rilievo nel provinciale e arcaicizzante ambiente artistico genovese tra Quattro e Cinquecento. Nella sua evoluzione artistica si nota la tendenza a ridurre descrizioni e decorazioni, dapprima sovrabbondanti, per impianti e forme più semplici e monumentali. Probabilmente fu attirato dalla lezione del Foppa, che lavorò anche a Genova dal 1461 al 1490. Un suo figlio, Giovanni detto Giovannetto, nato nel 1503, nel 1516 fu affidato "pro famulo et discipulo" a Bernardino Fasolo; nel 1526 sposava Ippolita di Antonio Baratti milanese, valente ricamatore. Fu pittore - a quanto risulta - di modeste risorse. Un suo figlio, Aurelio, è menzionato come ricamatore nel 1545.