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PITTORI: Maestro di S. Agostino

Santa Monica con sant'Agostino infante

Santa Monica con sant'Agostino infante

 

 

MAESTRO DI SANT'AGOSTINO

1450-1490

Bergamo, chiesa di sant'Agostino

 

Santa Monica con sant'Agostino infante

 

 

 

L'affresco si trova nella Cappella della Madonna della Cintura nella chiesa di sant'Agostino e Bergamo. Il Tiraboschi nella descrizione della Cappella della Beata Vergine della Cintura si limita solo a quanto da lui visto, trascurando l'aspetto storico, anche se a queste cappelle ò legata l'introduzione a Bergamo della Confraternita della Sacra Cintura.

"Santa Monica madre di Agostino, fatta vedova di Patrizio, dopo averne ottenuta la conversione con la dolcezza e le preghiere, desiderò di conformarsi anche nell'abito esteriore alla condotta di Maria vergine, specchio di ogni giustizia e tipo di ogni più bella virtù. Alle fervorose sue suppliche rispose benigna la Madre delle eterne misericordie, comparendole personalmente in veste di colore scuro, stretta ai fianchi di una cintura di pelle nera, affibbiata al lato sinistro. Nell'atto stesso, la pietosissima Vergine presentò a Monica un cingolo simile al suo, e le impose di portarlo in quella guisa che Ella stessa l'aveva portato ... Il primo a cogliere l'esempio di Monica fu suo figlio Agostino, recentemente convertito, quegli che divenne poi uno dei più grandi luminari della Chiesa; e dietro a lui i religiosi dell'Ordine da lui fondato, che considerarono sempre la Cintura di Maria come l'ornamento più prezioso del loro abito ... A darle poi maggior lustro e a facilitarne la diffusione, l'approvazione di vari Sommi Pontefici Gregorio XIII, Gregorio XIV, Paolo V, Innocenzo XI, Gregorio XV, Benedetto XIII e Leone XIII, non contenti la raccomandarono caldamente a tutti i fedeli e la arricchirono di molte indulgenze e privilegi."

Nel 1349 il beato Martino da Vercelli istituì a Bologna la Compagnia della Cintura. A Bergamo la devozione alla Sacra Cintura fu introdotta dagli Agostiniani che nel 1443 eressero la cappella insieme a quella in onore a sant'Orsola vergine e martire: il 10 agosto 1603 esse furono aggregate alla Confraternita dell'Immacolata Madre della Consolazione eretta a Bologna nella chiesa degli agostiniani. Dalla città la devozione della Cintura si propagò agli altri conventi agostiniani e in altre parrocchie della Diocesi: Almenno S. Salvatore, Nembro, Romano, Gandino, Zorzone, Stabello, Castione della Presolana e Bani d'Ardesio.

 

La Sacra Cintura è una sottile fascia di pelle o di cuoio, benedetta da chi ne ha la facoltà, che i devoti di Maria Vergine portano stretta ai fianchi mediante qualche anello o fibbia, secondo quanto a Madonna ordinò a S. Monica.

"Tale cintura, purché sia di pelle, può essere di qualsiasi colore. Essa serve e ricordare il dovere di mortificare le nostre malvagie passioni e di portare nel nostro corpo, come raccomandava san Paolo, la mortificazione di Gesù Cristo. Essa è figura di varie virtù, e segnatamente: purità e castità, mortificazione e rinuncia, obbedienza, fortezza, vigilanza, fervore ed alacrità nel divino servizio, fede e giustizia, amore ed unione, e infine disprezzo delle cose terrene." (Dal Compendio degli obblighi, indulgenze e vantaggi della Sacra Cintura di Zorzone, tip. S. Alessandro, Bergamo, 1886).

 

L'affresco ci presenta una giovane Monica con il braccio il figlioletto Agostino. Entrambi sono nimbati. La scena è molto semplice nella sua struttura compositiva che è ingentilita dalle freschezza della scelta cromatica dei vestiti.

Agostino ricevette dai suoi genitori due opposte visioni del mondo, da lui spesso vissute in conflitto tra loro. Sarà tuttavia la madre, venerata tutt'oggi come santa dalla Chiesa cattolica, ad esercitare un grande ruolo nell'educazione e nella vita del figlio. Agostino ricevette da lei un'istruzione cristiana e in età giovanile fu iscritto fra i catecumeni. Una volta, quando era molto malato, chiese il battesimo, ma, essendo presto svanito ogni pericolo, decise di differire il momento della ricezione del sacramento, adeguandosi, così, ad una diffusa usanza di quel periodo. La sua associazione con "uomini di preghiera" lasciò tre grandi concetti profondamente incisi nella sua anima: l'esistenza di una Divina Provvidenza, l'esistenza di una vita futura con terribili punizioni e, soprattutto, Cristo il Salvatore.

« Fin dalla mia più tenera infanzia, io avevo succhiato col latte di mia madre il nome del mio Salvatore, Tuo Figlio; lo conservai nei recessi del mio cuore; e tutti coloro che si sono presentati a me senza quel Nome Divino, sebbene potesse essere elegante, ben scritto, ed anche pieno di verità, non mi portarono via. » (Agostino, Confessioni, I, IV)