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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: Jacques de BesanconPITTORI: Jacques de Besancon
Sant'Agostino, Epicuro, Zenone Antioco e Varrone
JACQUES DE BESANCON
1480-1490
Parigi, Codice miniato
Sant'Agostino, Epicuro, Zenone, Antioco e Varrone
Miniatore francese attivo fra il 1480 e il 1498 fu l'ultimo rappresentante di una famiglia di artisti che per tre generazioni hanno guidato il laboratorio più prolifico e famoso per miniare i codici e i libri a Parigi nella seconda metà del XV secolo.
L'attività di Jacques de Besancon fu studiata per la prima volta da Durrieu e dalla sua scuola (1892) che ne analizzò lo sviluppo globale. Durrieu gli ha attribuito quasi 50 manoscritti, prodotto in un periodo di tempo di poco più di 40 anni. A questo miniaturista sono attribuite anche le illustrazioni di 28 libri a stampa per la raffigurazione di una miniatura di San Giovanni in un ufficio di San Giovanni (Parigi, Bib. Mazarine, MS. 461, fol. 9 r).
Un colophon (fol. 33 V) in questo libro registra la donazione del lavoro per la confraternita di San Giovanni Evangelista dall'enlumineur Jacques de Besançon e 'batonnier' della confraternita il quale ha scritto che il libro è stato dedicato a tutti quelli che si occupano di libri. Nel 1898 Thuasne ha scoperto una lettera scritta da Robert Gaguin nell'agosto 1473, che si riferisce alla realizzazione di una Città di Dio miniata per Charles de Gaucourt dal 'pictor egregius Franciscus' che ci dà uno squarcio nuovo per interpretare l'attività della bottega parigina di miniatori fra cui lavorava Jacques de Besancon. Durrieu e lo Spencer (1963, 1974), ricostruendo le vicende della bottega, distinguono tre personaggi cronologicamente successivi responsabili del laboratorio, una teoria che ha ricevuto l'accettazione generale: oltre a Jacques de Besancon si scopre l'esistenza del Maestro di Jean Rolin (1440–65) e il Direttore associato François Maître 1480–1498.
Nella figura riportata al centro di un'ampia sala rinascimentale con grandi finestre invetriate rettangolari, sant'Agostino siede sulla sua cattedra episcopale con nella mano sinistra il bastone pastorale e intesta la mitra. Le sue mani indossano dei guanti bianchi e con la sinistra si appoggia ad alcuni libri chiusi sul tavolo. Altri quattro personaggi, Epicuro, Zenone, Antioco e Varrone sono seduti ai margini delle pareti e reggono un nastro con dei motti. la scena sembra quasi voler raffigurare la grande saggezza di alcuni uomini antichi pensatori che ebbero una certa qual influenza sul pensiero agostiniano.
Antioco nacque ad Ascalona fra la fine degli anni trenta e l'inizio degli anni venti del II secolo a.C. Fu a lungo discepolo di Filone di Larissa. Dopo aver abbandonato Atene insieme a Filone si recò ad Alessandria con Lucullo, ove soggiornò fra l'87 e l'84 a.C. Fece in seguito ritorno ad Atene e divenne capo degli Accademici. Nel 79 a. C. , durante la dittatura di Silla, Cicerone si trasferì ad Atene, dove seguì, per alcuni mesi, le lezioni di Antioco. In seguito, Antioco seguì Lucullo, in occasione della seconda guerra mitridatica in Siria, e nel 69 a. C. assistette alla battaglia di Tigranocerta. Morì poco tempo dopo. Nessuna opera di Antioco ci è pervenuta.
Zenone fu discepolo prediletto di Parmenide. Nel Parmenide platonico Pitodoro racconta ad Antifonte che i due "una volta vennero alle Grandi Panatenee" (Parmenidee, 127, a - b) e che in tale occasione avrebbero conosciuto Socrate.
Epicuro (Samo, 341 a. C. - Atene, 271 a. C.) fu un filosofo greco antico discepolo di Nausifane. Fu il fondatore di una delle maggiori scuole filosofiche dell'età ellenistica e romana, l'epicureismo, che si diffuse dal IV secolo a. C. fino al II secolo d. C., quando, avversato dai Padri della Chiesa, subì un rapido declino.
Nato da una famiglia di nobili origini, Varrone aveva rilevanti proprietà terriere in Sabina, dove fu educato con disciplina e severità dai familiari. A Roma compì studi avanzati presso i migliori maestri del tempo: tra gli altri, studi di grammatica presso Lucio Elio Stilone Preconino, che lo fece appassionare anche agli studi etimologici e oratori, e di linguistica e filologia presso Lucio Accio, a cui dedicò la prima opera grammaticale De antiquitate litterarum. Come molti giovani romani, compì un viaggio in Grecia fra l'84 a. C. e l'82 a. C., dove ascoltò filosofi accademici come Filone di Larissa e Antioco di Ascalona, da cui dedusse una posizione filosofica di tipo eclettico.