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PITTORI: Andrea di Bartolo

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

ANDREA DI BARTOLO e GIORGIO DI ANDREA

1410

Milano, Pinacoteca di Brera

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Andrea di Bartolo di Bargilla (Castagno, 1421 - Firenze, 1457) era il figlio del pittore Bartolo di Fredi. Come la maggior parte dei pittori di quell'epoca, da ragazzo ha iniziato la sua carriera nella bottega del padre.

Andrea di Bartolo fu uno dei protagonisti della pittura fiorentina nei decenni centrali del Quattrocento, assieme a Beato Angelico, Filippo Lippi, Domenico Veneziano e Paolo Uccello. Il suo stile personalissimo fu influenzato dall'opera di Masaccio e Donatello, dei quali sviluppò in particolare la resa prospettica, il chiaroscuro plastico, che drammatizzò con l'uso di tinte più scure. Diede grande importanza al realismo delle fisionomie e dei gesti, talvolta così esasperato da raggiungere esiti espressionistici. A Ferrara l'opera di Andrea del Castagno venne ulteriormente sviluppata, ponendo le basi per la scuola locale di Cosmè Tura, Francesco del Cossa ed Ercole de' Roberti.

 

Il sant'Agostino dipinto da Andrea di Bartolo appartiene ad un Polittico di grandi dimensioni conservato attualmente alla Pinacoteca di Brera. Il tema è l'Incoronazione della Vergine e fu dipinto nel 1410. L'autore lo dipinse utilizzando la tecnica di olio su tavola. Le dimensioni del Polittico sono al centro di 160 x 65 cm, mentre i pannelli laterali sono più piccoli: 142 x 36 cm. Questo polittico, proveniente dal convento di Santa Caterina d'Alessandria in Sant'Angelo in Vado vicino a Urbino, è stato eseguito con la collaborazione del figlio del pittore, Giorgio di Andrea che fu attivo nel 1410-1428. I quattro santi sulle pareti laterali sono Caterina d'Alessandria, Agostino, Pietro e Paolo. Originariamente il polittico aveva cinque pareti laterali, ne mancano due che rappresentano i santi Michele e Giovanni Battista, che si trovano nella Galleria Nazionale delle Marche di Urbino.

A sinistra S. Caterina d'Alessandria, protettrice del convento, è raffigurata con la palma del martirio ed un libro in mano, a ricordo della disputa da lei sostenuta con i sapienti della corte dell'imperatore Massimino, a destra, esattamente contrapposto, si trova non a caso S. Agostino. Infatti sebbene le monache di clausura che abitavano nel convento di S. Caterina appartenessero all'ordine benedettino, va notato che la regola di S. Benedetto coincideva in ben dodici punti con quella di sant'Agostino, considerato perciò anch'egli protettore di quell'ordine. La posizione di queste due tavole è confermata dalla mancanza di tracce eventuali perni o tacche sui rispettivi bordi esterni. Anzi rispetto alle altre, esse mostrano l'aggiunta di un sottile listello fissato da chiodi che le rende perfettamente eguali nelle misure: 37 cm di base per 142 di altezza.

 

 

Andrea di Bartolo

Nel 1440, con la protezione di Bernardetto de' Medici, si recò a Firenze. Non si sa niente della sua formazione, ma gli artisti che influenzarono di più il giovane Andrea furono Masaccio e Donatello. Nel 1439 era, con Piero della Francesca tra gli assistenti di Domenico Veneziano durante la realizzazione degli affreschi perduti delle Storie della Vergine nella chiesa di Sant'Egidio. Tra il 1440 e il 1441 realizzò l'affresco con la Crocifissione e santi per l'Ospedale di Santa Maria Nuova.

Nel 1442 si recò a Venezia dove eseguì gli affreschi con Dio Padre, Santi e i quattro Evangelisti in collaborazione con Francesco da Faenza nell'abside della cappella di San Tarasio in San Zaccaria. Successivamente lavorò alla Basilica di San Marco lasciando il disegno per alcuni mosaici con le Storie della Vergine.

Tornato a Firenze nel 1445 si immatricolò all'Arte dei Medici e degli Speziali. Di quello stesso anno è l'affresco con la Madonna col Bambino e santi della Collezione Contini Bonacossi. Nel 1447 lavorò nel refettorio di Sant'Apollonia a Firenze: nella parte superiore della parete dipinse a destra la Deposizione, al centro la Crocifissione e a sinistra la Resurrezione, nella parte inferiore l'Ultima Cena. Sempre per Sant'Apollonia dipinse su una sopraporta l'affresco con Cristo in Pietà sorretto da due angeli. Tra il 1449 e il 1450 dipinse l'Assunta con i santi Giuliano e Miniato per la distrutta chiesa di San Miniato fra le Torri. In quegli anni lavorò per Filippo Carducci al Ciclo degli uomini e donne illustri nella Villa Carducci di Legnaia.

Al 1450 circa risalgono la Crocifissione di Londra, il David con la testa di Golia e il Ritratto d'uomo di Washington. Tra il 1451 e il 1453 riprese gli affreschi delle Scene della vita della Vergine lasciati incompiuti da Domenico Veneziano a Sant'Egidio. A ottobre Filippo Carducci gli commissionò altri affreschi per la sua villa di Legnaia, in particolare Eva e una Madonna col Bambino molto lacunosa. Nel 1455 lavorò alla chiesa della Santissima Annunziata. Di quegli anni dovrebbe essere l'affresco della Crocifissione di Santa Maria degli Angeli, oggi in Sant'Apollonia. Nel 1456 affrescò nel Duomo il Monumento equestre di Niccolò da Tolentino, in pendant con un analogo affresco di Paolo Uccello. Morì di peste il 19 agosto 1457.