Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Quattrocento: Francesco di Antonio del Chierico

PITTORI: Francesco di Antonio del Chierico

Conversione di Agostino

Conversione di Agostino

 

 

FRANCESCO DI ANTONIO DEL CHIERICO

1461-1465

Firenze, Basilica di San Lorenzo, archivio capitolare corale I 208

 

Conversione di Agostino

 

 

 

La miniatura appartiene a un corale oggi conservato a Firenze nell'archivio capitolare della Basilica di San Lorenzo. Esso tuttavia appartiene a una serie di tomi che furono commissionati dalla famiglia de Medici per la Badia di Fiesole retta dai Canonici Regolari. I volumi vennero eseguiti poco dopo la metà del Quattrocento da diversi artisti, fra cui Francesco di Antonio del Chierico, Filippo di Matteo Torelli e Ricciardo di Nanni.

La miniatura decora la lettera I con cui inizia l'Officio di sant'Agostino. La scena mostra un giovane Agostino nel momento che precede la conversione, come egli stesso narra nelle Confessioni (8.12.28.): "Quando dal più segreto fondo della mia anima l'alta meditazione ebbe tratto e ammassato tutta la mia miseria davanti agli occhi del mio cuore, scoppiò una tempesta ingente, grondante un'ingente pioggia di lacrime. Per scaricarla tutta con i suoi strepiti mi alzai e mi allontanai da Alipio, parendomi la solitudine più propizia al travaglio del pianto, quanto bastava perché anche la sua presenza non potesse pesarmi. In questo stato mi trovavo allora, ed egli se ne avvide, perché, penso, mi era sfuggita qualche parola, ove risuonava ormai gravida di pianto la mia voce; e in questo stato mi alzai. Egli dunque rimase ove ci eravamo seduti, immerso nel più grande stupore. Io mi gettai disteso, non so come, sotto una pianta di fico e diedi libero corso alle lacrime. Dilagarono i fiumi dei miei occhi, sacrificio gradevole per te, e ti parlai a lungo, se non in questi termini, in questo senso: "E tu, Signore, fino a quando? Fino a quando, Signore, sarai irritato fino alla fine? Dimentica le nostre passate iniquità". Sentendomene ancora trattenuto, lanciavo grida disperate: "Per quanto tempo, per quanto tempo il "domani e domani"? Perché non subito, perché non in quest'ora la fine della mia vergogna?".

 

Il gesto drammatico di Agostino che copre con le mani il volto in lacrime, è comune ad una tavola del Beato Angelico che tratta lo stesso tema. Molto interessante è la resa della figura in movimento, studiata nelle pose e nelle espressioni, per l'inesauribile capacità inventiva e la freschezza narrativa. Il medesimo miniatore pare abbia ripreso lo schema di questa miniatura con soggetto agostiniano per una raffigurazione di Lorenzo il Magnifico in meditazione nel codice miniato dei Trionfi di Petrarca realizzato nel 1476.

 

 

Francesco d'Antonio del Chierico

Nasce a Firenze nel 1433 da Antonio di Francesco detto il Chierico e da monna Giemma. Il suo apprendistato fu condotto presso un orafo, pratica abbastanza diffusa fra gli artisti fiorentini del tempo. In questa veste è ricordato negli elenchi della Compagnia di S. Paolo, alla quale si iscrisse nel 1452. La sua presenza nella confraternita fiorentina è registrata fino alla morte, ricoprendovi varie cariche e di cui fu governatore a più riprese, dal 1466 al 1484. Fra le opere giovanili, databili al 1455, vanno annoverati due libri d'ore, frutto della collaborazione con Zanobi Strozzi.

Già in queste primi lavori dimostra di rinnovare la miniatura grazie a una nuova concezione del paesaggio, ricco di notazioni realistiche, ampio e luminoso. Nel 1463, su iniziativa dell'arte della lana, gli operai del duomo di Firenze lo incaricarono, con Zanobi Strozzi, di miniare due antifonari. I sontuosi codici, portati a termine nel 1472, si conservano presso la Biblioteca Laurenziana. Nel 1468 la morte di Zanobi Strozzi gli permise di dirigere l'officina libraria produttrice degli antifonari: gli si affiancarono altri maestri fra cui Filippo di Matteo Torelli, Attavante degli Attavanti, Davide o Domenico Ghirlandaio agli esordi, Cosimo e Francesco Rosselli, a dimostrazione di una convergenza di interessi fra pittori e miniatori.

Nel 1477 fu designato perito, insieme con Attavante, per valutare le miniature eseguite da Mariano del Buono. Morì nel 1484 a Firenze, dove fu sepolto nella chiesa del Ceppo. Si ha notizia di un figlio che gli premorì e fu sepolto nella chiesa di S. Nicolò a Firenze.