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San Sebastiano e sant'Agostino
CORSO NICOLO'
1490-1499
Genova, Museo dell'Accademia Ligustica di Belle Arti
San Sebastiano e sant'Agostino
La tavola di Nicolò Corso fu in origine dipinta per la chiesa di S. Girolamo di Quarto a Genova. Attualmente si trova nel Museo dell'Accademia Ligustica di Belle Arti della stessa città ligure. La parte riprodotta, che raffigura san Sebastiano in compagnia di sant'Agostino, è in realtà uno scomparto di polittico di più ampie dimensioni.
La tavola è stata talora attribuita a Carlo Braccesco.
Di san Sebastiano conosciamo una Passio, che ne racconta la vita di soldato nell'esercito di Diocleziano. Fu condannato ad essere trafitto da frecce. Il carattere leggendario della vita ne diffusero il culto e l'iconografia fino al '400 e al Rinascimento. Patrono di Milano, è invocato come protettore dalla peste.
Ambrogio (340-397) nel suo Commento al salmo 118 riferisce che Sebastiano era originario di Milano e si era trasferito a Roma. Informazioni e leggende sulla sua vita sono narrate nella Legenda Aurea scritta da Jacopo da Varagine ed in particolare nella Passio Sancti Sebastiani ("Passione di San Sebastiano"), opera a cura di Arnobio il Giovane, monaco del V secolo. Dato storico certo, che ne testimonia il culto sin dai primi secoli, è l'inserimento del nome di Sebastiano nella Depositio martyrum, il più antico calendario della Chiesa di Roma (del 354).
Spesso, in passato, Sebastiano veniva invocato come protettore contro la peste. Oggi è invocato contro le epidemie in generale, insieme a san Rocco. È particolarmente venerato in Sicilia fin dal 1575, anno in cui infuriò la peste e in molte città veniva invocato contro la terribile epidemia.
Nella scena della tavola al santo legato ad un palo e trafitto da frecce, si rivolge con un gesto benedicente sant'Agostino, vestito da vescovo, dal viso maturo e con una folta barba che gli copre il mento.
Niccolò Corso
Niccolò di Lombarduccio noto anche come Niccolò Corso nacque a Pieve di Vico, in Corsica (da cui il nomignolo) nel 1446 circa e morì a Genova nel 1513. Esercitò la sua professione di pittore soprattutto a Genova dove fu attivo con Giovanni Mazone (1484-1485). Delle sue opere, che risentono dell'arte fiamminga e lombarda, restano alcuni polittici fra cui quello di S. Girolamo (1490-1495), che è stato smembrato (una parte è a Genova, Accademia ligustica di belle arti e un'altra si trova a Filadelfia, Collezione Johnson) e un S. Vincenzo Ferrer (1501) pure esso smembrato (una parte si conserva a Taggia, nella chiesa di Santa Maria della Misericordia e un'altra parte a Roma, Museo di Palazzo Venezia). Sono noti anche affreschi che raffigurano san Benedetto e santi (1503) che si trovano, dopo lo strappo, a Genova nel museo di Sant'Agostino.