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PITTORI: De Magistris Giovanni Andrea

Agostino Dottore della Chiesa

Agostino e sant'Ambrogio

 

 

DE MAGISTRIS GIOVANNI ANDREA

1460 - 1532 circa

Semione, chiesa dell'Assunta

 

Sant'Agostino e sant'Ambrogio Dottori della Chiesa

 

 

 

 

Nasce tra il 1460 e il 1475 a Como o dintorni, probabilmente da una famiglia di mastri: suo padre si chiamava Gian Antonio, Gian Giacomo era suo fratello, Sigismondo, il più dotato della famiglia era suo figlio. Artisticamente si forma alla bottega di Giampietro Malacrida, che sposerà poi sua figlia Lucrezia. Muore tra il 1529 e il 1532. Opera a Fino Mornasco, a san Fedele a Como, al castello di Galliano: un importante ciclo di affreschi si trova nella Chiesa dei santi Nazaro e Celso a Scaria d'Intelvi, datato 1516. Questi dipinti hanno colori freschi e vivaci in discreto stato di conservazione.

Agostino è stato raffigurato come Dottore della Chiesa insieme ad Ambrogio. I due stanno conversando: Ambrogio con la sinistra impugna uno staffile e un libro, mentre con la destra ne indica il contenuto. A destra Agostino, dall'aspetto più giovanile, lo osserva attento e con la mano destra indica verso l'alto dove l'autore ha dipinto in una nuvola ovale la Trinità, nelle figure del Padre, del Cristo crocifisso e della colomba. Con la mano sinistra Agostino tiene a sua volta in mano un libro. La scena, pur ancora impacciata nella struttura, rivela una sufficiente capacità simbolica e narrativa del pittore.

 

Agostino compare con Ambrogio in diverse circostanze: nel battesimo impartitogli a Milano, come Dottore della Chiesa, nella scena della A logica libera nos, nel Te Deum. In ogni caso la figura di Ambrogio si staglia nettamente, per l'importanza del santo, che Agostino riconobbe come proprio maestro: rigator meus. Ambrogio fu vescovo di Milano in un periodo travagliato dell'impero romano, percorso da correnti di pensiero diverse e con rigurgiti di paganesimo. Ambrogio si palesò come il baluardo estremo del cristianesimo contro ogni avversità.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6