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PITTORI: Domenico di Michelino

Madonna con Bambino in trono tra sant'Agostino, san Pietro, santo Stefano, san Bartolomeo, san Paolo e san Lorenzo

Madonna con Bambino in trono tra sant'Agostino, san Pietro, santo Stefano,

san Bartolomeo, san Paolo e san Lorenzo

 

 

DOMENICO DI MICHELINO

1440-1491

Anghiari, chiesa di S. Stefano

 

Madonna con Bambino in trono tra sant'Agostino, san Pietro, santo Stefano, san Bartolomeo, san Paolo e san Lorenzo

 

 

 

Il dipinto è una pala d'altare che raffigura una Madonna con Bambino in trono tra sant'Agostino, san Pietro, santo Stefano, san Bartolomeo, san Paolo e san Lorenzo. L'opera è stata realizzata con la tecnica del dipinto su tavola di legno.

La devozione per la Vergine fu un carattere specifico dell'ordine agostiniano. Già Agostino, nei suoi scritti, esaltò le virtù, affermando inseparabile la sua azione da quella di Cristo e proponendola come modello per tutti i credenti. Agostino si fece veicolo di precisi contenuti dottrinari che ebbero lo scopo di confutare le tesi eterodosse diffuse a quei tempi. Agostino ribadì ripetutamente e con chiarezza i concetti della maternità fisica e insieme divina di Maria nonché la sua verginità, che ne fanno il simbolo della Chiesa, nello spirito vergine, per integrità e pietà, e madre nella carità.

Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe partorito il Figlio di Dio (Lc. 1, 26-38). Ella accettò e, per la sua totale fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti. Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per Ain Karem, per aiutare la cugina Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi.

Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria le risponde proclamando il Magnificat: « Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» (Lc. 1, 46)

Agostino è stato raffigurato a sinistra come vescovo. Con la mano sinistra impugna il bastone pastorale, mentre con la destra appoggio un libro chiuso al petto. In testa porta la mitra, mentre il volto, dallo sguardo serioso, è impreziosito da una folta barba che gli scende dal mento.

 

 

Domenico di Michelino

Nato a Firenze nel 1417, in realtà si chiamava Domenico di Francesco. Prese il soprannome di Michelino a motivo di un lavoro che svolse da giovane un artigiano che lavorava l'avorio chiamato Michelino di Benedetto. Vasari indica in Domenico un allievo di Beato Angelico. Il suo stile tuttavia si accorda meglio con le opere di Alessio Baldovinetti o di Francesco Pesellino. Nel 1442 si iscrisse alla Compagnia di San Luca, nel 1444 all'Arte dei Medici e Speziali. L'anno successivo lo vediamo associato alla Compagnia dei Laudesi presso Santa Maria del Fiore. La sua prima opera è uno stendardo processionale per l'Ospedale degli Innocenti, realizzato nel 1446. Due anni dopo dipinge due angeli in terracotta modellati da Luca della Robbia per il Duomo di Firenze. Tra il 1449 e il 1454 realizza un ciclo di affreschi per la cappella di San Leonardo nella chiesa di Santa Maria a Peretola. A metà secolo realizza diversi lavori fra cui ricordiamo la pala per l'altare maggiore della chiesa di Santa Margherita de' Cerchi, una pala (1458) per il medico di San Miniato al Tedesco, Giovanni Chellini e un'altra oggi all'Alte Pinakothek di Monaco, forse proveniente dall'ospedale di San Giovanni a Montebuoni. La sua opera più nota, il ritratto di Dante che mostra la Divina Commedia in Santa Maria del Fiore a Firenze, risale al 1465. In questi anni si sposa con Marsilia, sorella del miniatore Domenico di Guido da cui ebbe due figli. Nel 1467 aprì bottega con Domenico di Zanobi, che condusse fino alla metà degli anni ottanta. A una fase tarda sono attribuiti le due tavole che raffigurano la Trinità (da San Pancrazio) e i Tre Arcangeli (da Santa Felicita), la pala della Madonna dell'Umiltà, il San Bonaventura in Santa Croce (1474-1482) e un San Lorenzo per la Badia Fiorentina. Al 1484 risalgono le sue ultime opere, che raffigurano due immagini di San Luca per la bandiera dell'Arte dei Giudici e Notai. Morì a Firenze nel 1491 e venne sepolto nella chiesa di Sant'Ambrogio.